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S EVERINO B ERTINI<br />
Alla luce di quanto esposto si può chiarire meglio il senso del capitolo<br />
CXXXI: al podestà venne ordinata la conduzione di un’inchiesta nelle terre<br />
del mulino del Comune di Brescia situato nel territorio di Goglione e in<br />
particolare in quella porzione di terra occupata, si presume in modo illegittimo,<br />
nelle pertinenze del mulino; la disposizione terminava con l’ordine<br />
di far liberare quella terra dall’occupazione irregolare ribadendo così<br />
l’obiettivo politico di Brescia di mantenere il proprio controllo su un’area<br />
problematica. Se da un lato, come abbiamo visto nelle due ordinanze, è<br />
evidente il desiderio di Brescia di conservare, se non addirittura estendere,<br />
i propri privilegi nel distretto, dall’altro sono sempre più insistenti le resistenze<br />
di piccole comunità rurali che, come quella di Goglione, tendevano<br />
ad usurpare tali prerogative. È pertanto probabile che si tratti di<br />
quel genere di normativa statutaria codificata per motivi contingenti, in<br />
questo caso un intervento dettato dall’inosservanza di determinate prerogative<br />
comunali nel contado e dalla risposta politica immediata per ristabilire<br />
il controllo sul territorio, che divenne però, almeno nel caso del<br />
capitolo CXXXII, parte strutturale degli statuti cittadini successivi.<br />
A seguito di tali considerazioni e alla luce della pergamena del monastero<br />
di San Pietro in Monte del 1267 che attesta l’esistenza del Comune di<br />
Goglione, è molto probabile che una universitas degli uomini del territorio<br />
si sia formata proprio attorno al 1253 in occasione delle grandi<br />
opere di sistemazione del Naviglio Grande che ebbero come protagonisti<br />
da un lato il Comune di Brescia e dall’altro mastro Barlino di Goglione.<br />
Anche il monastero benedettino di Serle, ormai in declino, era costantemente<br />
alle prese con comunità sempre più aggressive. In una pergamena<br />
del 19 dicembre 1305 Gardinalis de Nubolento, a nome del monastero,<br />
presentò «in Goiono in curticello Bonomi» a Benvenuto de Buchuschis,<br />
massaro del Comune e degli uomini di Goglione, una lettera di<br />
Paganinus de Tocolis, giudice delle Chiusure del Comune di Brescia, in cui<br />
stava scritto che dopo la consegna di alcune lettere al Comune di Goglione<br />
che ingiungevano di togliere l’impedimento «factum in seriola<br />
monasterii sancti Petri in monte, proycendo lapides», cioè scagliando<br />
pietre nella seriola e «dirumpendo clusas» costruite «per vos vel per<br />
alium super territorio vestro», ordinava per l’ultima volta di «exstrare<br />
visioni. Ordini. Riforme fatte dai Consigli della Città, scritto dal cancelliere Francesco Malvezzi,<br />
1437-38; Storia di Brescia, II, 49).