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98<br />

S EVERINO B ERTINI<br />

Sicuramente questi flagelli furono eventi responsabili di un calo demografico<br />

che a sua volta condizionò l’attività dei mulini. Bisogna considerare<br />

anche che per limitare la diffusione del morbo la popolazione<br />

contadina si spostava molto di meno cercando di eludere contatti con<br />

altre persone. I mulini, essendo luoghi di incontro e di traffici, costituivano<br />

un potenziale pericolo da evitare. Il notaio Iacopo Melga di Brescia<br />

con la sua cronaca ci fornisce una limpida testimonianza di quanto accadde<br />

durante l’epidemia del 1478-79: «li molini non masnavano»,<br />

scriveva, essendo «tutti li molini de la cittade et anche de fora su li fiumi<br />

tutti infettati, che non potevano masnar ne menar biava ne cossa<br />

alchuna» 96 . Questo significava una paralisi delle attività più comuni<br />

che inevitabilmente mettevano in crisi i grossi centri urbani a cui venivano<br />

a mancare i rifornimenti di beni di prima necessità provenienti<br />

dalle piccole comunità limitrofe.<br />

Il blocco delle attività produttive sicuramente ci fu anche a Goglione ed<br />

un esempio lo troviamo in un documento del 1633 in cui Mastro Francesco<br />

Buchiella, fabbro di Odolo, volendo restituire la fucina sul Naviglio<br />

ai proprietari «in stato di farla lavorar essendo hora derelitta, et mezza<br />

rovinata» la fece stimare da esperti «affinché si sappi il stato in che hora<br />

si trova». I successivi miglioramenti, che avrebbero comportato la spesa<br />

complessiva di 1250 lire, sarebbero risultati a suo utile. L’opificio era in<br />

uno stato di completo abbandono: il copertume era «tutto in fracasso, et<br />

rovinato», due mantici rotti, la mazza del maglio non in perfette condizioni,<br />

così come muri, canali, una ruota per due mole, le stesse mole con<br />

la rispettiva ferramenta. In più «detta fucina si trova senza arber del maglio,<br />

et senza zocche» e priva della ruota dei mantici 97 .<br />

Gli ultimi anni del dominio veneto, la breve parentesi napoleonica<br />

e l’agonia sotto il dominio austriaco<br />

La comunità, dopo il duro periodo della peste, con incedere lento ritornò<br />

alla vita normale ristrutturando gradualmente i propri opifici. Nel<br />

registro dei verbali del 1632, giuntoci largamente incompleto, gli ac-<br />

96 GUERRINI, Cronache bresciane, vol. I, p. 27.

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