Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta
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circonda. Uno sciagurato restauro degli anni ’70 dello scorso secolo, ne<br />
ha mutato l’aspetto in maniera radicale, un po’ come <strong>la</strong> Rocca di Cervara<br />
di Roma, coprendo le antiche mura con uno spesso strato di malta e<br />
cemento grigio, rotto soltanto dalle finestre con gli infissi in puro alluminio<br />
che garantiranno pure dagli spifferi ma sono un pugno nell’occhio,<br />
un’offesa al paese che non merita questo scempio. La facciata del<strong>la</strong><br />
dirimpettaia chiesa di Santa Maria Assunta, bel<strong>la</strong> e pura nelle forme,<br />
deve aver fatto i conti con un avanzo di malta dei ‘cementificatori’ del<br />
Pa<strong>la</strong>zzo Baronale. Non si capisce come sia potuto accadere tutto questo,<br />
bastava voltarsi e guardare <strong>la</strong> casetta di fronte, all’angolo con via del<strong>la</strong><br />
Pace, sapientemente restaurata, verrebbe da dire rianimata, con certosina<br />
pazienza passando <strong>la</strong> malta tra una pietra e l’altra, rinforzando <strong>la</strong><br />
struttura nel rispetto dell’esistente; ecco, bastava prender<strong>la</strong> come esempio<br />
e curare così anche il pa<strong>la</strong>zzo. Proprio quello che vorrebbe fare il<br />
sindaco, Nadia Cipriani, per restituire al paese un Pa<strong>la</strong>zzo Baronale,<br />
come direbbe Petrolini, ‘più grande e più bello che pria’.<br />
Per fare un paese così garbato bisogna avere molta <strong>storia</strong> alle spalle. E a<br />
Gorga <strong>la</strong> <strong>storia</strong> non manca anche se quel<strong>la</strong> degli albori che va dai 75.000<br />
ai 35.000 anni fa, nel ‘Musteriano’ direbbero i paleontologi, ha <strong>la</strong>sciato<br />
poche tracce e quel<strong>la</strong> a noi più ‘vicina’ dell’Eneolitica Età del bronzo,<br />
secondo alcuni, sarebbe finita in una discarica. I resti fittili ritrovati dal<br />
Monsignor Luigi Scialdoni, catalogati e datati dal professor Ugo Rellini,<br />
al<strong>la</strong> morte del monsignore sono spariti. E con loro <strong>è</strong> sparita una fetta di<br />
<strong>storia</strong> locale riferita al<strong>la</strong> <strong>vita</strong> di una tribù Volsca, i cui esponenti rappresentano<br />
i più lontani antenati degli odierni gorgani.<br />
Altri segni di <strong>vita</strong> si trovano presso l’Orto dei Frati e vicino al<strong>la</strong> chiesa<br />
di San Domenico fuori le mura dove sono tornate al<strong>la</strong> luce due necropoli<br />
e, in località Ricciali, attraverso una cisterna. Segni evidenti dell’esistenza<br />
di un Pagus che, vista <strong>la</strong> posizione strategica, deve aver conosciuto<br />
nel tempo, prima l’interessata presenza dei romani, poi, quando l’impero<br />
si <strong>è</strong> dissolto, <strong>la</strong> non meno interessata esigenza d’altre genti che<br />
hanno visto nell’acrocoro un valido baluardo contro le scorrerie dei barbari.<br />
La prima prova provata dell’esistenza di Gorga come borgo viene da<br />
una Bol<strong>la</strong> emanata da papa Urbano II nel 1088, con <strong>la</strong> quale stabilisce<br />
che il ‘Castro’ di Gorga fa parte del<strong>la</strong> giurisdizione di Anagni e da questo<br />
dipende. I ‘condomini’ anagnini, così sono chiamati i proprietari terrieri<br />
in quegli anni, nel 1151 cedono alcune terre al monastero di<br />
Vil<strong>la</strong>magna (Comune dal quale dipende Gorga) e, nel 1216 vendono <strong>la</strong>