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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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La <strong>storia</strong><br />

Chi siamo, da dove veniamo, dove andiamo. Ecco, Rocca di Cave <strong>è</strong><br />

un paese ‘santificato’ a queste tre domande che non cercano risposte<br />

immediate ma in<strong>vita</strong>no al<strong>la</strong> meditazione. Sull’acropoli, lungo tutto il<br />

perimetro del<strong>la</strong> Rocca, cartelli esplicativi par<strong>la</strong>no di quello che offre<br />

l’odierno panorama: da quel<strong>la</strong> parte c’<strong>è</strong> Subiaco, poco più in là Bellegra,<br />

Roiate e Olevano Romano… sullo sfondo il Monte Velino, prima propaggine<br />

solidamente abruzzese. Girando lo sguardo, <strong>la</strong> Valle Latina,<br />

stretta tra i Monti Ernici e i Lepini, poi Acuto, Fiuggi e , a seguire, sullo<br />

sfondo il Monte Semprevisa. Un altro cartello, più intrigante, allude a<br />

com’era il panorama cento milioni d’anni fa, nell’Era Mesozoica, il<br />

medioevo del<strong>la</strong> <strong>storia</strong> terrestre, tra il Triassico, il Giurassico e il<br />

Cretacico: spalle al castello davanti a noi spazia l’oceano Teide e una<br />

miriade di isolotti, un arcipe<strong>la</strong>go simile a quello delle attuali Bahamas si<br />

estende per centinaia di chilometri dando <strong>vita</strong> a quel<strong>la</strong> che i geologi chiamano<br />

‘piattaforma carbonatica’, l’anticamera del<strong>la</strong> scarpata oceanica, un<br />

gigantesco golfo che va dall’Europa all’Africa.<br />

Rocca di Cave <strong>è</strong> una delle poche località appenniniche dove si possono<br />

osservare fossili testimonianze di quell’<strong>antichi</strong>ssimo ambiente nato sulle<br />

sponde dell’oceano Teide. La <strong>storia</strong> calcificata delle nostre Bahamas si<br />

dipana all’interno del<strong>la</strong> Rocca dove trovano posto i reperti del ‘Museo<br />

Geopaleontologico Ardito Desio’. L’altro museo, quello a cielo aperto,<br />

<strong>è</strong> poco fuori il paese, lungo il ‘Sentiero del<strong>la</strong> Scogliera Corallina’, tra <strong>la</strong><br />

via di Genazzano e via Santa Croce. Poco distante si trova <strong>la</strong> ‘Fossa<br />

Ampil<strong>la</strong>’, una gigantesca caverna dal<strong>la</strong> volta franata, che deve aver ospitato<br />

i primi antenati degli attuali rocchegiani i quali, profondamente<br />

legati al territorio, cercano le risposte ai tre quesiti iniziali attraverso lo<br />

studio del<strong>la</strong> geologia, dell’astronomia e del<strong>la</strong> meteorologia. Il tutto racchiuso<br />

tra le solide mura del<strong>la</strong> Rocca dove, oltre al succitato museo, trovano<br />

posto il ‘Centro Studi Meteorologici Edmondo Bernacca’ e, sul<strong>la</strong><br />

sommità del Maschio, <strong>la</strong> cupo<strong>la</strong> dell’Osservatorio astronomico del<br />

‘Gruppo Astrofili Hipparcus’.<br />

La conservazione museale deve far parte del Dna degli abitanti di Rocca<br />

di Cave i quali, nel<strong>la</strong> <strong>vita</strong> di tutti i giorni, accudiscono il centro storico<br />

con <strong>la</strong> stessa amorevole attenzione che i collezionisti riservano ai loro<br />

‘pezzi’ più rari. Il centro storico di Rocca di Cave, come dire tutto il<br />

paese, cresce e si evolve mantenendo le forme del primitivo borgo<br />

murato. Ogni casa, anche <strong>la</strong> più umile, ha dignità di torre. Basta un<br />

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