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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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vendono a loro volta il feudo di Torrita al<strong>la</strong> principessa Cristina di<br />

Sassonia <strong>la</strong> quale lo mantiene per una trentina di anni durante i quali<br />

opera il restauro del Pa<strong>la</strong>zzo Baronale e poi, nel 1853, lo cede al principe<br />

Alessandro Torlonia.<br />

Un’interessante monografia, ‘Torrita Tiberina, <strong>storia</strong>, monumenti, territorio’,<br />

curata da Anna Maria Ramieri per il Comune di Torrita, fornisce dati e<br />

documenti di fondamentale importanza per un’approfondita analisi storica<br />

del territorio. Tra le tante carte riprodotte e commentate dall’autrice,<br />

ne citiamo una, curiosa testimonianza di quei tempi di confusi ideali<br />

che segnano l’avvento del<strong>la</strong> Repubblica Romana. Prevenendo di qualche<br />

anno il periodo napoleonico il verbale del primo consiglio comunale<br />

di Torrita, scimmiottando il motto francese ‘Libert<strong>è</strong>, Egalit<strong>è</strong>,<br />

Fraternit<strong>è</strong>’, si apre con un ambiguo ‘Libertà, Religione, Uguaglianza’<br />

proseguendo poi con un contenuto altrettanto ‘cerchiobottista’: ‘… <strong>è</strong><br />

piaciuto all’eterno Dio di cambiare sopra di noi il Governo di Monarchia, quale era<br />

quello che noi avevamo dei Pontefici… si <strong>è</strong> degnato di costituirsi in quello di<br />

Repubblica; e siccome il sullodato Dio per effettuare questa Suprema sua<br />

Disposizione ha voluto prevalersi delle Virtù e Potenza dell’Armata Francese (…)<br />

perciò noi come sudditi dobbiamo attendere ed osservare quanto dall’Armata<br />

Francese e dal<strong>la</strong> Suprema Repubblica Romana come nostra rispettabilissima<br />

Sovrana ci viene proposto e ordinato…’.<br />

Nel successivo verbale del 16 marzo, con <strong>la</strong> stessa prosa, tanto ornata<br />

quanto ambigua, si da notizia dell’avvenuto innalzamento dell’Albero<br />

del<strong>la</strong> Libertà, dell’adozione del<strong>la</strong> bandiera del<strong>la</strong> Repubblica Romana,<br />

‘bianca, rossa e negra’, del<strong>la</strong> soppressione dell’autorità del passato<br />

Governo, del<strong>la</strong> nomina del<strong>la</strong> nuova c<strong>la</strong>sse dirigente che si <strong>è</strong> dato il ‘Popolo<br />

sovrano (…) con avere in se riassunto ogni potere da esercitarsi per mezzo dei suoi<br />

rappresentanti su gli infrascritti Diritti dell’Omo fondati sui principij di Libertà, ed<br />

Uguaglianza. Salva pertanto <strong>la</strong> nostra Cattolica Religione’. Con buona pace<br />

del<strong>la</strong> ‘Fraternità’. Il rivoluzionario motto ‘Libert<strong>è</strong>, Egalit<strong>è</strong>, Fraternit<strong>è</strong>’,<br />

diventa obbligatorio nel 1809, durante l’occupazione napoleonica, quando<br />

anche il sindaco di Torrita diventa ‘Maire’. Con l’occasione, molto<br />

probabilmente viene riabilitato anche l’audace rappresentante del<strong>la</strong><br />

Repubblica Romana che nel corso del consiglio del 1798, ha osato definire<br />

il passato Governo Pontificio ‘veramente insoffribile’ e per questa<br />

ragione <strong>è</strong> stato escluso da tutte le cariche pubbliche. Purtroppo per lui<br />

l’occupazione napoleonica si esaurisce nel 1814, anno in cui torna in<br />

auge il Governo Pontificio i cui rappresentanti, tra i tanti difetti, hanno<br />

il pregio di avere buona memoria e ottimi informatori.

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