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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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La <strong>storia</strong><br />

Il 4 aprile del 2001, l’Istituto Yad Vashem di Gerusalemme ha conferito<br />

a cinque cittadini di Olevano Romano, i coniugi Agapito e<br />

Assunta Mi<strong>la</strong>na, i loro figli Giulia, Lido e Angelo, l’alta onorificenza di<br />

Giusti tra le Nazioni. Ad Olevano, di Giusti tra le Nazioni, senza nul<strong>la</strong><br />

voler togliere al<strong>la</strong> famiglia Mi<strong>la</strong>na, ce ne sono tanti. In quegli anni di<br />

confusi ideali <strong>la</strong> cittadina <strong>la</strong>ziale si distingue in questa gara d’umana solidarietà<br />

nello strappare ai nazisti tanti innocenti perseguitati dalle leggi<br />

razziali. Prendendo spunto dal prestigioso riconoscimento, il sindaco<br />

Guglielmina Ranaldi vara ‘La giornata del<strong>la</strong> memoria’ e in<strong>vita</strong> i componenti<br />

<strong>la</strong> famiglia salvata dai Mi<strong>la</strong>na. Di quell’incontro alcuni passi del<br />

racconto di Alice, figlia di uno dei personaggi salvati, sono illuminanti<br />

per capire di che pasta siano fatti Olevano Romano e <strong>la</strong> sua gente: ‘Siamo<br />

andati con loro in giro per il paese, in una surreale passeggiata sotto <strong>la</strong> neve che cadeva<br />

a fiocchi, per vedere con i nostri occhi i luoghi dei racconti, e così <strong>la</strong> <strong>storia</strong> che avevamo<br />

solo ascoltato, ha preso corpo. Abbiamo visto <strong>la</strong> casa nel<strong>la</strong> quale era rifugiata<br />

<strong>la</strong> nostra famiglia; abbiamo immaginato <strong>la</strong> contadina che, prevedendo un pericolo<br />

imminente, ha preso nostra cugina di pochi mesi, e dopo averle sporcato il viso, l’ha<br />

avvolta in una copertaccia, l’ha presa in braccio ed <strong>è</strong> scappata per le strade del paese<br />

fingendo fosse sua figlia; i soldati nazisti, che calciando <strong>la</strong> porta sono entrati sorprendendo<br />

nostro padre e suo cognato soli in casa. Le donne del paese che con ampi gesti<br />

silenti, da fuori, dicevano loro di scappare. Abbiamo visto i tetti sui quali sono riusciti<br />

a fuggire dalle armi che li tenevano sotto tiro e le stradine per le quali sono scappati<br />

con altre donne che di via in via si affacciavano dalle finestre per suggerire loro<br />

una via di fuga sicura. Una staffetta che ha salvato le loro vite. E <strong>la</strong> frase del<br />

Talmud che recita “chi salva una <strong>vita</strong> salva il mondo intero” acquista allora un<br />

significato che mi emoziona personalmente, perché <strong>la</strong> gente di Olevano, salvando<br />

nostro padre ha salvato anche noi, che non eravamo neanche nate, i nostri figli e tutte<br />

le generazioni a venire’.<br />

Ecco, basterebbe il passo di questa toccante lettera per capire <strong>la</strong> città,<br />

perché le pietre, da quelle megalitiche delle mura ciclopiche a quelle<br />

delle case, le posano gli uomini e lo fanno in maniera che il costruito<br />

rifletta il loro pensiero. Basta girare per i vicoli ombrosi, ritrovare <strong>la</strong> luce<br />

su inaspettate piazze, restare abbagliati dal<strong>la</strong> bellezza di una chiesa, di un<br />

pa<strong>la</strong>zzo, di una semplice casa, per capire che questo <strong>è</strong> un paese costruito<br />

da ‘giusti’.<br />

‘Giusti’ si, ma non imbelli. Ne sanno qualcosa i romani che nel<strong>la</strong> corsa<br />

verso <strong>la</strong> conquista del<strong>la</strong> Campania Felix, si trovano a fare i conti con i<br />

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