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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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quistato dai Massimo), <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Arsoli viaggia di pari passo con quel<strong>la</strong><br />

del<strong>la</strong> nobile famiglia che, nel bene e nel male, si fa carico di tutto:<br />

pestilenze, carestie, scorrerie di Briganti (sul finire del 1500 <strong>la</strong> Banda di<br />

Marco Sciarra assedia il castello ma fallisce l’impresa), carboneria, periodo<br />

napoleonico, restaurazione, caduta dello Stato del<strong>la</strong> Chiesa, Unità<br />

d’Italia e due Guerre Mondiali, l’ultima delle quali porta Arsoli sulle<br />

pagine dei libri di <strong>storia</strong> per <strong>la</strong> poco edificante fuga dei Savoia i quali,<br />

<strong>la</strong>sciato Umberto - il Re di Maggio - al Quirinale, vengono ospitati nel<br />

castello dei Massimo per pernottare prima di riprendere il viaggio verso<br />

Pescara e Ortona a Mare dove li attende <strong>la</strong> corvetta Baionetta che fa<br />

rotta verso l’Egitto, prima tappa dell’esilio di Vittorio Emanuele III.<br />

Da vedere<br />

Il Castello Massimo, nasce come convento fortificato intorno all’anno<br />

Mille per ospitare <strong>la</strong> comunità dei Benedettini provenienti dal<strong>la</strong> casa<br />

madre di Subiaco. I monaci, dopo circa 200 anni, vendono <strong>la</strong> struttura<br />

fortificata ai Passamonti che conferiscono al maniero un aspetto meno<br />

conventuale e più guerresco. Nel 1536 i Passamonti cedono il castello<br />

all’emergente famiglia Zambeccari che, a causa di un tracollo finanziario,<br />

nel 1574 vende a sua volta ai Principi Massimo.<br />

All’interno del castello, ricchi mobili del Cinquecento, preziose pitture<br />

del<strong>la</strong> famiglia Massimo, una splendida sa<strong>la</strong> d’armi, una cappel<strong>la</strong> ingentilita<br />

da un protiro gotico e da una decorazione cosmatesca. Di rara bellezza<br />

sono le sale affrescate dai fratelli Zuccari e quel<strong>la</strong> del Benefial,<br />

dedicata ai Fasti dei Massimo, tutte due al piano nobile dove si apre un<br />

sontuoso giardino all’italiana che introduce al vasto parco dove, circondata<br />

da alti pini, al sommo di una fonte, si trova <strong>la</strong> statua di Roma che<br />

ornava Vil<strong>la</strong> Massimo nel<strong>la</strong> capitale.<br />

La chiesa Parrocchiale, dedicata al Santissimo Salvatore, d’origine<br />

medievale ma ricostruita da Giacomo Porta nel 1574, conserva al suo<br />

interno una copia del<strong>la</strong> Sacra Sindone realizzata nel 1635 e un dipinto<br />

raffigurante Nostra Signora di Guadalupe, donata ai Massimo da un<br />

gesuita messicano nel 1790. L’altare maggiore ospita una bel<strong>la</strong> te<strong>la</strong> attribuita<br />

al Domenichino, raffigurante <strong>la</strong> Trasfigurazione; sul <strong>la</strong>to destro del<br />

presbiterio ‘La caduta sotto <strong>la</strong> Croce’ con Gesù in primo piano, <strong>la</strong><br />

Madonna e alcuni soldati a cavallo. Sul <strong>la</strong>to sinistro una ‘F<strong>la</strong>gel<strong>la</strong>zione’.<br />

Un’altra te<strong>la</strong> a tutto sesto (a lunetta) del Benefial raffigura San Filippo

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