Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta
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fieri difensori arroccati dietro le mura ciclopiche di Olevano.<br />
Ovviamente, viste le forze in campo, vincono i romani ma gli abitanti<br />
del Vico fanno <strong>la</strong> loro parte. Di quelle storiche mura sono rimasti soltanto<br />
spezzoni, poco più di duecento metri inglobati nelle case del<br />
primo terrazzamento di Via Ara de’ Santi, a far da solide fondamenta a<br />
tutto il resto del paese che si arrampica lungo il colle del Monte Celeste.<br />
Non poteva che chiamarsi così. Giunti in cima, il panorama che si gode<br />
<strong>è</strong> davvero celestiale. Del periodo romano non si hanno grandi notizie.<br />
L’attuale Olevano <strong>è</strong> soltanto uno dei tanti Vici o pagus sparsi. Diventa<br />
castrum e assurge al<strong>la</strong> dignità del<strong>la</strong> carta pecora, sotto forma di documento,<br />
soltanto nell’anno 958 quando, papa Giovanni XII, con Bol<strong>la</strong><br />
papale munita da rego<strong>la</strong>re sigillo pendente in piombo, conferma tutta<br />
una serie di beni come proprietà del Monastero Benedettino di Subiaco.<br />
Tra questi beni figura il ‘feudum Castro Olibani’, ovvero Olevano<br />
Romano che, grazie a questa Bol<strong>la</strong>, acquisisce il suo atto di nascita ufficiale.<br />
Va da se che <strong>la</strong> nascita reale, quel<strong>la</strong> sociale come entità di Borgo,<br />
deve essere molto precedente altrimenti non verrebbe neppure indicato<br />
come ‘Feudo’.<br />
Come tutti gli altri centri dello Stato del<strong>la</strong> Chiesa, Olevano Romano<br />
conosce continui passaggi di mano legati a cessioni, vendite, assi ereditari,<br />
doti matrimoniali e, soprattutto, nomine papali che, di papa in papa,<br />
di nepotismo in nepotismo, vedono feudatari affermarsi, passare, tornare<br />
o dissolversi nel giro di qualche conc<strong>la</strong>ve. Durante il pontificato di<br />
Alessandro III, Olevano passa ai Frangipane i quali, guarda caso, dopo<br />
poco lo cedono allo stesso papa in cambio di ‘Castro Tiberia’. Un’altra<br />
Bol<strong>la</strong> papale, questa volta emanata da Onorio III il 20 giugno del 1217,<br />
conferma Olevano come bene dei Benedettini di Subiaco, ma subito<br />
dopo lo stesso papa lo cede ai Colonna che se lo tengono ben stretto<br />
(Olevano Romano <strong>è</strong> diventato terra dalle ottime rendite) fino al 1614<br />
quando Francesco Colonna lo vende al Cardinale Scipione Borghese. La<br />
moglie dell’ultimo feudatario di Olevano Romano, artisticamente discinta<br />
per Antonio Canova, fa bel<strong>la</strong> mostra di sé al<strong>la</strong> Galleria Borghese di<br />
Roma; si chiama Paolina, <strong>è</strong> sorel<strong>la</strong> di Napoleone Bonaparte e moglie del<br />
Principe Camillo Borghese, feudatario fino al 1832 del<strong>la</strong> stessa Olevano<br />
Romano che, diciassette anni dopo, nel 1849, accoglie trionfalmente<br />
Giuseppe Garibaldi sul suo cavallo bianco. La storica scena, raffigurata<br />
in un celebre quadro del pittore svizzero Carlo Knebel (presente<br />
all’evento), <strong>è</strong> in mostra in una delle sale del castello di La Sarraz, in<br />
Svizzera e, riprodotta, fa bel<strong>la</strong> mostra di se sul muraglione davanti al<strong>la</strong>