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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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cenno ‘nuto’, una garbata allusione come quel<strong>la</strong> che avvolge <strong>la</strong> picco<strong>la</strong><br />

tondeggiante sca<strong>la</strong> d’ingresso di una casa all’angolo del<strong>la</strong> strada che dal<strong>la</strong><br />

piazza porta al<strong>la</strong> Rocca; uno dei tanti esempi che, casa dopo casa, si trovano<br />

ad ogni angolo del paese. Municipio compreso. L’arte del<strong>la</strong> conservazione<br />

traspare dalle più piccole cose, come il pavimento dei cortiletti<br />

che introducono alle case lungo via del<strong>la</strong> Rocca, il cui selciato non <strong>è</strong><br />

tenuto insieme dal cemento ma da una fitta ragna di muschio, testimone<br />

di sottostanti torbe sulle quali <strong>è</strong> stato posato il nuovo selciato che il<br />

sottile vello verde rende antico e nobilmente gravoso.<br />

Per arrivare a tutto questo bisogna avere alle spalle una solida <strong>storia</strong>, che<br />

qui non manca. Territorio dei Latini, Rocca di Cave, se <strong>la</strong> deve vedere<br />

con bellicosi vicini del calibro di Equi, Sabini, Ernici e Volsci. Per non<br />

par<strong>la</strong>re dei romani che, prima mettono tutti d’accordo, e poi comandano<br />

a lungo, fino al dissolvimento dell’Impero, tra il 400 e il 500 dopo<br />

Cristo. La posizione strategica aiuta Rocca di Cave, così come <strong>la</strong> vicina<br />

Castel San Pietro Romano, a superare il difficile periodo delle invasioni<br />

barbariche e, più in là negli anni, delle incursioni saracene. E proprio per<br />

contrastare l’avanzata dei mori ‘infedeli’, i monaci Benedettini di<br />

Subiaco nell’anno 850 costruiscono <strong>la</strong> Rocca. Un ‘incastel<strong>la</strong>mento’ che<br />

avviene al<strong>la</strong> rovescia, perché l’abitato già c’<strong>è</strong>. La gente accoglie a braccia<br />

aperte <strong>la</strong> nuova macchina da guerra che garantisce ben più solide difese<br />

dell’esistente ma fragile borgo murato.<br />

Nel periodo monacale, tra il IX e l’XI secolo, il paese viene chiamato<br />

‘Castello dei Santi Tre’, alludendo alle tre chiese già esistenti: Santa<br />

Maria, San Pietro e San Michele Arcangelo. Il toponimo Rocca di Cave<br />

fa <strong>la</strong> sua comparsa nel 1125 quando già i Colonna ne risultano feudatari.<br />

La loro <strong>è</strong> una Signoria di lunga durata, interval<strong>la</strong>ta da brevi interregni,<br />

strappati di volta in volta dai Conti, dagli Annibaldi e dagli Orsini (sempre<br />

secondo il papa regnante), ma sostanzialmente in mano ai Principi<br />

Colonna fino al<strong>la</strong> caduta del diritto feudale e, come proprietà fondiaria,<br />

anche oltre. Durante il periodo napoleonico Rocca di Cave <strong>è</strong> assorbita<br />

da Cave ma riacquista <strong>la</strong> sua autonomia grazie a Giulio Venzi, deputato<br />

del nuovo Regno d’Italia. Una targa a ricordo dell’evento campeggia, a<br />

memoria dei posteri, nel<strong>la</strong> sa<strong>la</strong> consiliare del Comune.<br />

Da vedere<br />

La Fortezza. Più che costruita, l’imponente massa del<strong>la</strong> Rocca sembra<br />

ca<strong>la</strong>ta direttamente dal cielo. Un granitico esagono privo di leziose mer-

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