Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta
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La <strong>storia</strong><br />
Tra il IX secolo e il fatidico Anno Mille, ‘Methel<strong>la</strong>nicus’, Comune di<br />
media collina dalle campagne intensamente coltivate, <strong>è</strong> proprietà<br />
del<strong>la</strong> famiglia Metelli che gli dà il nome. Di questo importante centro<br />
agricolo, già fortificato e munito di ‘Castro’, si hanno prime notizie certificate<br />
soltanto nel 1154 attraverso una Bol<strong>la</strong> papale che Anastasio IV<br />
promulga poco prima di morire. In quel<strong>la</strong> Bol<strong>la</strong> il pontefice ascrive al<br />
Capitolo Lateranense <strong>la</strong> proprietà del feudo di ‘Methel<strong>la</strong>nici’ e le sue<br />
appartenenze ‘et castrum Methel<strong>la</strong>nici cum omnibus pertinentiis suis’.<br />
Un’altra Bol<strong>la</strong>, questa emanata da papa Lucio III, il lucchese Ubaldo<br />
Allucingoli, stabilisce che <strong>la</strong> proprietà del feudo di Methel<strong>la</strong>nicus passa<br />
al<strong>la</strong> giurisdizione vescovile di Segni. I tormentati passaggi di mano non<br />
finiscono qui. Appena sette anni dopo l’emanazione del<strong>la</strong> Bol<strong>la</strong> di Lucio<br />
III, che nel frattempo <strong>è</strong> morto <strong>la</strong>sciando questo mondo e il soglio di<br />
Pietro a Umberto Crivelli, al secolo Papa Urbano III, il paese finisce tra<br />
i possedimenti dei Conti di Ceccano che, nel bene e nel male, almeno<br />
rappresentano un punto di continuità, rimanendo signori del feudo fino<br />
al 1428.<br />
Il periodo di mezzo non <strong>è</strong> scevro di problemi. Ai Conti di Ceccano si<br />
affiancano i Signori di Collemezzo e Adinolfo di Mattia di Anagni, una<br />
testa calda che, arbitrariamente si impossessa di Frosinone suscitando le<br />
ire dal papa Martino IV, che da ordine di attaccare l’usurpatore e mettere<br />
a sacco Monte<strong>la</strong>nico. La rappresaglia,ovviamente, colpisce anche i<br />
Conti di Ceccano e i Signori di Collemezzo i quali, per difendere i loro<br />
diritti, si mettono contro il papa. Martino IV, senza mezzi termini, li<br />
espropria di tutti i beni. Da questo sopruso prende le mosse <strong>la</strong> ritorsione<br />
posta in atto nel 1303 dal ghibellino Guido di Collemezzo e da<br />
Giordano Conti, che attraverso il francese Nogaret e Giacomo Colonna<br />
passa al<strong>la</strong> <strong>storia</strong> come lo ‘schiaffo di Anagni’ ai danni di Bonifacio VIII<br />
Benedetto Caetani, ricordato da Dante nel XX canto del Purgatorio:<br />
Perché men paia il mal futuro e il fatto,<br />
veggio in A<strong>la</strong>gna entrar lo fiordaliso,<br />
e nel vicario suo Cristo esser catto.<br />
Veggiolo un’altra volta esser deriso;<br />
veggio rinnovel<strong>la</strong>r l’aceto e ‘l fele,<br />
e tra vivi <strong>la</strong>droni esser anciso<br />
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