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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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amente ragione Giuseppe De Rita quando afferma che nei centri medi<br />

e minori questi processi risultano meno drammatici che nelle grandi<br />

aree metropolitane, soprattutto nelle disagiate e disservite periferie<br />

urbane più immediate e degradate.<br />

Molto di tali processi di integrazione o di convivenza si gioca sul terreno<br />

del<strong>la</strong> cultura e del<strong>la</strong> scuo<strong>la</strong> primaria dove i figli degli immigrati sono<br />

ormai numerosi, in qualche caso i più numerosi. Formarli al<strong>la</strong> <strong>storia</strong><br />

antica e contemporanea del<strong>la</strong> Nazione italiana, a quel<strong>la</strong> delle regioni e<br />

dei piccoli centri in cui sono destinati a crescere diventa quindi fondamentale<br />

per rendere queste acculturazioni meno difficili e provvisorie.<br />

La metropoli poi tende ad “esportare” nelle campagne e nei suoi centri<br />

anche le peggiori abitudini: l’immondizia sui bordi delle strade, le auto<br />

inservibili abbandonate qua e là, l’incuria verso tutto ciò che <strong>è</strong> bene pubblico,<br />

servizio pubblico, utilità pubblica. Si insinua così nelle campagne<br />

e nei suoi <strong>borghi</strong> tradizionali una sottocultura che non <strong>è</strong> né urbana né<br />

rurale, una sorta di “meticciato” che impasta emarginazione, violenza,<br />

ghettizzazione, degradazione morale e sociale (4).<br />

Il Comune può, anzi deve essere l’elemento essenziale di questa nuova<br />

Italia regionale e locale. Non <strong>la</strong>sciato solo ovviamente, come dal versante<br />

governativo spesso avviene. Ma reso responsabile e dotato dei<br />

mezzi necessari per un autentico ridisegno del<strong>la</strong> società a livello di base,<br />

in una dimensione intercomunale. In questo discorso si inseriscono gli<br />

altri punti indicati all’inizio fra quelli strategici e cio<strong>è</strong>: a) <strong>la</strong> tute<strong>la</strong> attiva,<br />

il recupero, il restauro a fini residenziali anzitutto inquadrati nel paesaggio,<br />

in questi casi collinare e montano; b) una politica dei trasporti collettivi<br />

di respiro metropolitano e regionale, nell’area di Roma monca e<br />

insufficiente.<br />

Lo strumento fondamentale di riferimento, paesaggistico e territoriali,<br />

dovrebbero essere, in base al<strong>la</strong> legge Ga<strong>la</strong>sso del 1985 e in base al<br />

Codice per il Paesaggio Urbani (rivisto dai ministri Buttiglione e Rutelli),<br />

i piani paesaggistici regionali. Purtroppo <strong>la</strong> situazione <strong>la</strong>ziale non <strong>è</strong> stata,<br />

e non <strong>è</strong>, delle migliori nell’uno e nell’altro caso. Allo stesso modo anche<br />

gli strumenti urbanistici comunali non sempre risultano adeguati. Invece<br />

questi <strong>borghi</strong>, queste città murate possono venire meglio conservate e<br />

quindi fruite, e però ci vogliono prescrizioni più precise, per esempio sui<br />

materiali da usare, e più tempestive. Cercando di e<strong>vita</strong>re lo spettacolo<br />

sconso<strong>la</strong>nte di paesaggi che, a quanti si affacciano dalle mura, non<br />

offrono alcun “bel vedere”, ma i cubi e cubetti bianchi di una villettopoli<br />

disordinata e irrazionale che porta arrogantemente in campagna i guai e

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