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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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i molto redditizie come le camere o i letti dati in affitto a studenti universitari<br />

fuori sede.<br />

Dall’altra, tocchiamo con mano una crescita continua di nuovi quartieri,<br />

di centri commerciali, di multisa<strong>la</strong>, di vere e proprie “cattedrali dell’iperconsumo”,<br />

che condannano gli italiani a spostarsi di continuo in automobile<br />

e che agiscono pesantemente sulle stesse città vecchie che così<br />

perdono di continuo negozi (alimentari anzitutto), sale cinematografiche,<br />

e altro. Entrando in una sorta di cortocircuito che produce, al<strong>la</strong><br />

fine, un generale b<strong>la</strong>ck-out. Ma con alcuni dati in controtendenza rispetto<br />

a 20-30 anni fa: <strong>la</strong> montagna si spopo<strong>la</strong> ancora ma assai poco, <strong>la</strong> collina<br />

tende a ripopo<strong>la</strong>rsi, aumenta peraltro il pendo<strong>la</strong>rismo automobilistico<br />

(i treni locali sono purtroppo sporchi, lenti e con poche corse).<br />

Nel 2003 il Censis fondato e presieduto da Giuseppe De Rita ha svolto<br />

una interessante indagine campionaria sul<strong>la</strong> considerazione che hanno<br />

gli italiani del cosiddetto patrimonio storico minore, quello in cui rientrano<br />

i <strong>borghi</strong> storici dei quali ci stiamo occupando. Il primo dato che<br />

salta agli occhi <strong>è</strong> questo: gli italiani, in generale, amano i centri <strong>antichi</strong>,<br />

anche quelli minori, c’<strong>è</strong> una maggioranza di loro che li ha visitati, spesso<br />

o a volte. Soprattutto nel Centro, cio<strong>è</strong> fra Toscana, Marche, Umbria<br />

e Lazio. Toscani, marchigiani, umbri e <strong>la</strong>ziali hanno visitato i piccoli centri<br />

<strong>antichi</strong> “spesso” (29,4 per cento) o “a volte” (37,6 per cento). Una<br />

certa quota di loro vi ha soggiornato soprattutto negli agriturismo<br />

(risorsa crescente purché siano legati ad aziende agricole vere), in<br />

alberghi ricavati da edifici storici o in alloggi di proprietà. Altro dato<br />

importante per i sindaci e per gli amministratori di questi nostri <strong>borghi</strong><br />

del<strong>la</strong> Provincia di Roma: un 36 per cento degli intervistati risponde di sì<br />

in modo incondizionato al<strong>la</strong> prospettiva di soggiornare in un edificio<br />

storico (“Una opportunità che cercherei comunque di cogliere”).<br />

Naturalmente <strong>la</strong> propensione ad “abitare <strong>la</strong> <strong>storia</strong>”, come ormai si dice,<br />

cresce col crescere del reddito e soprattutto dell’istruzione.<br />

Per l’acquisto di un immobile collocato in un edificio storico i più positivi<br />

sono i giovani che dicono senz’altro di sì al 61,6 per cento. Una<br />

quota che diminuisce col crescere dell’età: gli anziani sono quelli che<br />

ricordano case antiche ricche di disagi, piene di spifferi ge<strong>la</strong>ti, umide,<br />

non risanate. Importante: soltanto una percentuale minima, neppure il<br />

5 per cento degli intervistati, giudica negativamente <strong>la</strong> possibilità di<br />

acquistare un alloggio antico “per via dei vincoli che ine<strong>vita</strong>bilmente<br />

graverebbero sull’immobile”. Anche questo concorre a sfatare radicati<br />

luoghi comuni dimostrando che l’italiano medio si <strong>è</strong> evoluto. Gli italiani<br />

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