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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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esercita pienamente con effetti non sempre condivisi dal popolo che si<br />

trova ad avere a che fare con una figura che incarna il Signore feudale e,<br />

al tempo stesso, il Padre spirituale. Nel<strong>la</strong> seconda metà del XV secolo,<br />

Abate Commendatario <strong>è</strong> il Cardinale Rodrigo Borgia (futuro papa<br />

Alessandro VI, padre di Lucrezia e del poco raccomandabile Cesare<br />

detto ‘il Valentino), che non si fa scrupolo di gestire Marano e il territorio<br />

di competenza come fosse cosa propria, tanto che, negli anni a seguire,<br />

lo destina tranquil<strong>la</strong>mente ad esponenti del<strong>la</strong> sua famiglia. Passano i<br />

Borgia ma il feudo di Marano Equo resta tra i beni dell’Abbazia di<br />

Subiaco che lo amministra fino al 1753, quando tutti i possedimenti<br />

dello Stato Pontificio passano sotto l’amministrazione diretta del Buon<br />

Governo.<br />

Intanto, nel 1656, l’epidemia di peste bubbonica che da Roma si spande<br />

in tutti i centri vicini, dimezza <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione locale portando<strong>la</strong> a sole<br />

500 ‘anime’. Terremoti, alluvioni e carestie condizionano pesantemente<br />

<strong>la</strong> ripresa economica del<strong>la</strong> zona legata all’agricoltura e, principalmente<br />

al<strong>la</strong> coltivazione e trasformazione del<strong>la</strong> canapa. Nel 1850 a Marano<br />

Equo sono attivi ben 400 te<strong>la</strong>i per <strong>la</strong> tessitura del<strong>la</strong> canapa. Come dire<br />

più di un te<strong>la</strong>io per ogni famiglia. Ancora oggi l’attività agrico<strong>la</strong> rappresenta<br />

una voce importante per l’economia locale, in partico<strong>la</strong>r modo <strong>è</strong><br />

apprezzata <strong>la</strong> produzione degli ortaggi, soprattutto dei fagioli ai quali <strong>è</strong><br />

dedicata una seguitissima sagra, quel<strong>la</strong> del ‘Fagiolo maranese’ che da<br />

anni richiama in questo piccolo centro un crescente numero di turisti e,<br />

per i maranesi di Roma, <strong>è</strong> diventato un appuntamento da non perdere,<br />

l’occasione buona per rial<strong>la</strong>cciare vecchie amicizie e mantenere vivo il<br />

rapporto con <strong>la</strong> terra d’origine.<br />

Da vedere<br />

La Rocca, o meglio, quel che ne resta fa ancora bel<strong>la</strong> mostra con i suoi<br />

potenti speroni, un avanzo di torre rotonda, un poderoso muro intristito<br />

da irriverenti intonaci, nel punto più alto di Marano Equo. Oggi,<br />

come allora, ospita gli amministratori, ieri i Crescenzi, oggi il Consiglio<br />

Comunale. Nel dopoguerra <strong>la</strong> fatiscente struttura del<strong>la</strong> Rocca mette a<br />

rischio le case circostanti. L’intervento potrebbe essere drastico: giù<br />

tutto e sul sito, finalmente libero, si costruisce il nuovo Municipio. La<br />

discussione porta ad una più saggia scelta: mantenere <strong>la</strong> possente base<br />

del<strong>la</strong> Rocca, scarpe, contrafforti, torre tonda e poco altro; su quei nobili<br />

resti, costruire il pa<strong>la</strong>zzo comunale così come appare oggi, ca<strong>la</strong>to dal-

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