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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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La Storia<br />

ile, tu uccidi un uomo morto’, <strong>la</strong> storica frase pronunciata da<br />

‘VFrancesco Ferrucci nei confronti di Fabrizio Maramaldo sulle<br />

scale di casa Battistini a Gavinana, <strong>è</strong> ascoltata, molto probabilmente, da<br />

un arso<strong>la</strong>no che a Gavinana combatte al fianco del Ferrucci: Amico<br />

Passamonti d’Arsoli, professione condottiero; lo stesso che durante <strong>la</strong><br />

battaglia di Magliano dei Marsi accetta <strong>la</strong> sfida a singo<strong>la</strong>r tenzone di<br />

Scipione Colonna e lo uccide. Ed <strong>è</strong> sempre lui, il 17 febbraio del 1508,<br />

affiancato dall’Abate di Farfa, che entra a Roma, sorprende gli ultimi<br />

Lanzichenecchi che stanno portando a termine il famoso ‘sacco’ e li<br />

massacra tutti. La fine di Amico d’Arsoli <strong>è</strong> legata a seimi<strong>la</strong> ducati; tanto,<br />

infatti, paga Marzio Colonna per ‘comperare’ da Carlo V il prigioniero<br />

e consumare l’ingiusta vendetta per <strong>la</strong> morte del cugino Scipione il<br />

quale, come direbbe Andreotti, sfidando a duello uno più forte di lui, ‘se<br />

l’era andata a cercare’. A ricordo delle gesta del condottiero arso<strong>la</strong>no<br />

ogni anno, a giugno, ad Arsoli si svolge ‘Il Palio dell’Amico’, con sbandieratori,<br />

arcieri, duel<strong>la</strong>nti e folcloristico corteo storico. Su tutta questa<br />

<strong>storia</strong> e sull’intero abitato di Arsoli domina, possente, <strong>la</strong> mole del castello<br />

dei Principi Massimo.<br />

Eretto come convento fortificato dai Benedettini nell’XI secolo, il<br />

castello viene acquisito dai Passamonti, poi dal<strong>la</strong> famiglia Zambeccari<br />

ed infine, nel 1574, acquistato dai Principi Massimo, come riporta un’apposita<br />

scritta nell’armeria del castello, su suggerimento di San Filippo<br />

Neri, allora non ancora Santo ma padre spirituale dei Massimo che, a<br />

futura memoria, fanno imprimere l’epigrafe: ‘DIVI FILIPPI NERI<br />

CONSILIUM / FELICITATEM / DEDIT ET SERVAVIT’. In effetti<br />

‘Pippo bbono’, come lo chiamano a Roma, consiglia l’acquisto del<br />

castello a Fabrizio Massimo per il figlio Paolo il quale, cagionevole di<br />

salute, può così beneficiare dell’aria salutare di Arsoli. Purtroppo Paolo<br />

non arriva a goderne, muore ed entra nel<strong>la</strong> <strong>storia</strong> con il suo temporaneo<br />

ritorno in <strong>vita</strong> nel momento stesso in cui Filippo Neri entra nel<strong>la</strong> sua<br />

stanza. ‘Pippo bbono’ par<strong>la</strong> a lungo con il redivivo, lo confessa, lo assolve<br />

dai suoi peccati e, al<strong>la</strong> fine, <strong>la</strong>scia che renda l’anima ai Santi. E’ uno<br />

dei miracoli decisivi per il processo di beatificazione del futuro San<br />

Filippo Neri, nel corso del quale i Principi Massimo si dimostrano testimoni<br />

fondamentali.<br />

L’arrivo dei Principi, fa conoscere ad Arsoli e agli arso<strong>la</strong>ni il più profondo<br />

significato del<strong>la</strong> paro<strong>la</strong> Rinascimento. Fabrizio Massimo, come i suoi<br />

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