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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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La <strong>storia</strong><br />

Nel timbro a secco (a ‘ostia’ direbbero gli studiosi di sfragistica),<br />

stampigliato su un documento datato ‘Torrita 17 aprile 1717’, figurano,<br />

racchiusi in uno scudo ovale, un torrione, delle mura con <strong>la</strong> porta<br />

cittadina e il fluire delle prospicienti acque del Tevere. Ieri come oggi <strong>la</strong><br />

quintessenza di Torrita, importante centro strategico del<strong>la</strong> Valle<br />

Tiberina, del quale si hanno notizie certe dall’anno 747 quando<br />

Carlomanno, figlio di Carlo Martello e fratello di Pipino il Breve, convertito<br />

al monachesimo da Papa Zaccaria, per riconoscenza e costume<br />

fa dono di un terreno a favore dei nuovi confratelli, i Benedettini del<br />

monastero di Sant’Andrea in Flumine.<br />

Nel medioevo <strong>la</strong> <strong>storia</strong> di Torrita (che diventerà Tiberina soltanto sul<br />

finire del 1800), <strong>è</strong> indissolubilmente legata al<strong>la</strong> famiglia Savelli sotto <strong>la</strong><br />

cui Signoria viene edificato il castello. I Savelli, antica e potente famiglia<br />

romana, vanta diversi Papi, tra loro papa Onorio III al quale si deve <strong>la</strong><br />

storica bol<strong>la</strong> ‘Solet annuere’ con <strong>la</strong> quale veniva definitivamente approvata<br />

<strong>la</strong> rego<strong>la</strong> di San Francesco di Assisi. Proprio dal nipote di Onorio<br />

III, Luca Savelli, senatore di Roma, inizia <strong>la</strong> vera fortuna del<strong>la</strong> famiglia.<br />

Morto lo zio pontefice, Luca entra in contrasto con il pontefice successore,<br />

Gregorio IX, e passa tra le file dell’imperatore Federico II.<br />

L’interesse dei Savelli per Torrita Tiberina si materializza nel 1285 quando<br />

Giacomo Savelli, figlio di Luca e nipote di Papa Onorio III, sale al<br />

soglio di Pietro con il nome di Onorio IV. Due Papi in una generazione<br />

garantiscono al casato altri beni, tra questi, vari ampi possedimenti a<br />

Roma e nel Lazio. Torrita <strong>è</strong> parte dei beni <strong>la</strong>sciati da Onorio IV al fratello<br />

Pandolfo e al nipote Luca che porta lo stesso nome del padre del<br />

Papa. Il testamento <strong>è</strong> inutilmente contestato dai Benedettini di<br />

Sant’Andrea in Flumine in quanto li priva di una <strong>la</strong>rga porzione di terre<br />

assegnate in passato all’Abbazia.<br />

Appianato il dissidio con i monaci, i feudatari danno impulso al<strong>la</strong> fortificazione<br />

del borgo munendo il castello di una nuova cinta muraria e di<br />

due torri circo<strong>la</strong>ri. Quando tutto sembra volgere per il meglio, i Savelli<br />

di Torrita cadono vittime di una lenta progressiva decadenza che li<br />

costringe a vendere il feudo di Torrita agli Orsini i quali lo tengono per<br />

circa due secoli, quando, nel 1586, l’Abate di Fossanova Valerio Orsini,<br />

per fare cassa, a sua volta lo vende a Tommaso Melchiorri dei Marchesi<br />

di Recanati. Si devono ai cospicui interventi di queste due ultime<br />

Signorie, le forme attuali del<strong>la</strong> fortezza. I marchesi di Recanati, nel 1819,<br />

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