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Nei borghi antichi la storia è vita - Lazionauta

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La <strong>storia</strong><br />

Con un’eleganza tutta <strong>la</strong>tina, i romani chiamano il territorio di<br />

Magliano Romano, prima loro statio sul<strong>la</strong> Via F<strong>la</strong>minia, Ager<br />

Faliscus, ovvero terra dei Falisci, fieri guerrieri (più volte sconfitti e pur<br />

sempre pronti ad insorgere), ma anche capaci allevatori di armenti. <strong>Nei</strong><br />

cosiddetti medievali secoli bui, nel Regesto di Farfa dell’Anno Domine<br />

Mille, il toponimo perde un po’ del<strong>la</strong> sua grazia diventando Mallianus<br />

Casalis. Ma il peggio deve ancora arrivare. E non tarda. Con l’avvento<br />

dei nuovi feudatari, spesso ricchi di sostanze ma poveri di garbo,<br />

‘Mallianus Casalis’ diventa, con buona pace dell’eleganza <strong>la</strong>tina, Magliano<br />

Pecorareccio. Il greve toponimo, imposto per indicarne <strong>la</strong> peculiarità<br />

armentizia, <strong>è</strong> portato dai suoi abitanti con orgoglioso decoro (e forse<br />

con qualche ve<strong>la</strong>to imbarazzo), fino al 1907 quando muta nell’attuale<br />

Magliano Romano in onore alle sue origini, che risalgono al IX-VIII<br />

secolo a.C. quando appunto i romani lo chiamano ‘Ager Faliscus’.<br />

Con il progressivo dissolvimento dell’Impero romano e <strong>la</strong> sua conseguente<br />

caduta, Magliano Romano subisce, prima le ca<strong>la</strong>te dei barbari,<br />

poi le incursioni dei Saraceni, che rendono ancor più povera <strong>la</strong> popo<strong>la</strong>zione<br />

già provata da morbi, carestie e spoliazioni. Intorno al 1200 si<br />

ricompone un castrum che, nel 1241, <strong>è</strong> assaltato espugnato e distrutto<br />

dai papalini viterbesi i quali non risparmiano neppure l’abitato sorto,<br />

come costume, attorno alle mura del castello. La dura spedizione punitiva<br />

<strong>è</strong> frutto di una poco avveduta scelta di campo effettuata da<br />

Pandolfo I degli Anguil<strong>la</strong>ra a favore dell’Imperatore in quel frangente<br />

avverso al Papa. Con pazienza e buona volontà, negli anni che seguono,<br />

i sopravvissuti al massacro, in mancanza di un castello, iniziano a riedificare<br />

il borgo sul colle del Casale, attorno al<strong>la</strong> chiesa di Sant’Arcangelo,<br />

in parte costruita in grotta dagli eremiti che <strong>la</strong> frequentano, sperando<br />

che <strong>la</strong> sacralità del posto garantisca <strong>la</strong> comunità da nuove scorrerie.<br />

In effetti <strong>la</strong> Chiesa, intesa come potere temporale del ‘Papa re’, perdona<br />

gli incolpevoli vassalli, punisce l’Anguil<strong>la</strong>ra e dispensa un lungo<br />

periodo di pace, caratterizzato però da continui passaggi di mano, da un<br />

feudatario all’altro, secondo le grazie del Papa di volta in volta regnante.<br />

Il momento più infausto <strong>è</strong> quello vissuto, di nuovo, sotto il peso degli<br />

Anguil<strong>la</strong>ra nel<strong>la</strong> seconda parte del 1400, in special modo per mano di<br />

Everso II e suo figlio Francesco, esosi, violenti e scorretti a tal punto da<br />

costringere il Papa ad intervenire togliendo loro il potere, riportando i<br />

territori sotto il controllo del<strong>la</strong> Camera Apostolica, segregando il giova-<br />

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