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le opposizioni democratiche di quel Paese, che il 20 giugno 2007 la Corte<br />
di Assise di Roma si pronunciò contro i responsabili dello sterminio di<br />
migliaia di persone avvenuto durante la dittatura militare del governo<br />
capeggiato da Videla. Ecco il succo della sentenza: «Genocidio, il<br />
peggior massacro della storia argentina, nato nel contesto della<br />
guerra fredda, con l’appoggio diplomatico degli Stati Uniti e nel<br />
silenzio della Chiesa cattolica».<br />
Nonostante che questi atroci misfatti fossero stati<br />
condannati dalla maggior parte dei governi mondiali,<br />
il sommo pontefice Carol Wojtyla non intervenne<br />
mai nella faccenda e fece sempre finta di non sapere,<br />
sebbene avesse ricevuto comunicazioni ed appelli da<br />
parte di personaggi famosi come il premio Nobel per<br />
la pace nel 1980 Adolfo Perez Esquivel, il quale gli<br />
consegnò personalmente l’elenco dei bambini<br />
Desaparecidos scomparsi. Altre petizioni il Papa le<br />
ricevette dalla Lega internazionale per i diritti e la<br />
liberazione dei popoli affinché intervenisse verso le<br />
autorità governative di Buenos Aires, ma egli non<br />
mosse un dito. Non solo, non volle nemmeno Adolfo Perez Esquivel.<br />
ricevere in colloquio i parenti delle vittime argentine<br />
che intendevano esortarlo ad interessarsi della vicenda.<br />
A non dare peso al dolore e alle denunce di tanta gente disperata non<br />
fu solo il Papa, ma anche buona parte del clero argentino; monsignor<br />
Desiderio Collino, vescovo di Lomas de Zamora, dichiarò: «…in guerra è<br />
difficile usare metodi puliti…»; monsignor Dante Sandrelli, vescovo<br />
della provincia di Formosa ribadì: «…quando si hanno dei nemici è<br />
naturale affrontarli in maniera decisa…» e l’arcivescovo di Buenos Aires,<br />
in partenza per Roma, al quale venne chiesto se avrebbe<br />
parlato al Papa della situazione dei diritti umani in<br />
Argentina, rispose: «Noi di queste cose non dobbiamo<br />
occuparci…».<br />
Ma quella non fu l’unica circostanza in cui il Papa<br />
polacco non volle alleviare le sofferenze di tanta povera<br />
gente, infatti nel 1996 rifiutò un colloquio con la giovane<br />
pacifista guatemalteca Rigoberta Menchù, premio nobel<br />
per la pace nel 1992, la quale intendeva esporgli e cercare<br />
una soluzione ai problemi inerenti le misere condizioni di<br />
vita di taluni popoli centroamericani. Per questo suo<br />
rifiuto, Giovanni Paolo 2° ricevette varie critiche da molti<br />
Rigoberta Menchù.<br />
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