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Il credente deve amare i credenti<br />
a destra e a manca, ma gli mancò il coraggio necessario all’impresa.<br />
Non si riusciva neppure a leggerlo; si prendeva, per metterlo<br />
in un angolo. In poche parole, l’impegno per l’Islam languiva.<br />
- Efendim, siete mai andato a trovare Necip Fazil?<br />
- Sì, verso la fine. C’era un gruppo d’ex-combattenti, artisti<br />
<strong>del</strong>la calligrafia sacra (hattat), ecc.; tutte persone molto raffinate e<br />
sensibili, d’aspetto gradevole e che non si davano arie. Dal punto<br />
di vista operativo, erano piuttosto deboli. Per esempio, il novanta<br />
per cento di loro non eseguiva la salat ma li amavamo lo stesso,<br />
trattandosi di persone che avevano combattuto per l’Islam; anzi,<br />
li veneravamo. Questo era il clima <strong>del</strong>l’epoca, perché ognuno va<br />
inquadrato nel suo contesto.<br />
Hajj Osman soleva frequentare Necip Fazıl; in seguito, un po’<br />
anche Hajj Abdullah Muammer. Più tardi ancora, anche questo<br />
povero in Allah ebbe uno o due incontri con lui, non di più. Poi<br />
ancora, ebbe a frequentarlo anche mio fratello Hulusi; all’ inizio<br />
era molto arrabbiato con lui, ma in seguito imparò ad amarlo.<br />
- Fu anche processato, non è vero Efendim?<br />
- Sì. Dopo la condanna, in carcere, ad un visitatore ebbe a<br />
dire: “Per i topi, la fogna è una buona notizia; noi ora stiamo entrando<br />
nel tunnel”. Cosa mai avrebbe potuto scrivere, se avesse<br />
goduto anche lui di questa nostra libertà!<br />
- Quello che disse durante il processo ed i suoi articoli sulle riviste<br />
furono cose che diedero coraggio ai Musulmani, non è vero Efendim?<br />
(<strong>Nel</strong> frattempo, il fotografo vuole scattare <strong>del</strong>le fotografie...)<br />
- Nei nostri accordi, però, non s’era parlato di fotografie!<br />
- Certo, i giornalisti non si accontentano mai, Efendim. Abbiamo<br />
pensato di scattare qualche foto, con il vostro permesso... riceviamo tante<br />
richieste in proposito. «Vi assicuriamo» dicono «che non le vogliamo<br />
per appenderle al muro, ma solo come ricordo». Forse chi sta ad Istanbul<br />
ha tante opportunità ma, per chi vive nell’interno <strong>del</strong>l’Anatolia e vi<br />
vede forse una volta ogni quattro o cinque anni, anche una fotogra-<br />
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