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Nel cerchio del Saggio

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Il credente deve amare i credenti<br />

tanti altri <strong>del</strong> genere. Quei momenti, come furono vissuti in famiglia e<br />

da vostro padre in particolare, che dovette trovarsi coinvolto in quelle<br />

situazioni? Menemen fu una grande tragedia; quale fu il suo impatto<br />

con il vostro ambiente?<br />

- Nostro padre non parlava mai di politica, davanti a noi; anche<br />

per argomenti d’importanza minima, sceglieva il momento<br />

<strong>del</strong>la nostra assenza. Era molto prudente, in ogni caso. Un giorno<br />

ci disse perfino: «Figlio mio, se qualche sconosciuto s’introduce<br />

in casa mettiti a gridare: “Papà, papà, prendi la pistola; corri!”».<br />

Dio solo sa quanti fossero i nemici a quel tempo. Davanti a casa<br />

nostra stazionavano sempre tre o quattro poliziotti in borghese,<br />

per controllare chi entrava e chi usciva. Nostro padre era accusato<br />

di proteggere gli esponenti <strong>del</strong>l’Islam.<br />

Ecco, questo è quello che succede in epoche d’ateismo dominante.<br />

- Efendim, è mai successo che vostro padre fosse portato al commissariato<br />

di polizia?<br />

- Questo non è successo; ma quante volte hanno perquisito<br />

la nostra casa da cima a fondo. Gli «Unionisti» 166 , <strong>del</strong> resto,<br />

colpivano di preferenza proprio la gente comune; diverse volte<br />

mio padre fu avvisato in anticipo. Per forza di cose egli dovette<br />

- 37 furono condannate a morte;<br />

- 7, a 15 anni di carcere duro;<br />

- 13, a tre anni di reclusione;<br />

- 10, ad un anno;<br />

- 10, a quattro anni di reclusione, con l’accusa di essere Shaykh (gli Ordini<br />

iniziatici erano già stati aboliti in precedenza);<br />

- 1, a 3 anni di reclusione, con la stessa accusa.<br />

Fra gli altri, ad Istanbul venne arrestato Hadrat Esad Efendi, ormai ultraottantenne.<br />

Anch’egli condannato a morte, trovò la morte nell’ospedale militare<br />

di Menemem. Le altre esecuzioni avvennero la mattina <strong>del</strong> 4 Febbraio<br />

1931. Prima d’essere impiccato, le ultime parole di Ali Efendi, figlio di Esad<br />

Efendi, furono: «La ilaha illallah». La tomba <strong>del</strong> Maestro, Polo spirituale<br />

<strong>del</strong>l’epoca, è rimasta ignota.<br />

166 Seguaci <strong>del</strong> partito allora al governo.<br />

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