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Per un codice della cucina lombarda Introduzione

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CUPETT DI BUSTO<br />

Copate, dall’arabo qubbait, fatto con le mandorle. Si tratta di dolcetti di origine medioevale,<br />

diffusi con vari nomi in tutte le regioni d’Italia. Anche l’ingrediente principale, oltre alle<br />

mandorle cui allude il nome, varia da zona a zona: pinoli, nocciole, noci.<br />

Preparazione per 6 porzioni<br />

Tipologia: Dolci<br />

Stagionalità: Tutto l’anno<br />

Difficoltà: Modesta<br />

Tempo esecuzione: 25 minuti<br />

Tecnica di cottura: Caramellatura<br />

Utensili:<br />

tritatutto, casseruola piccola (meglio se di<br />

rame)<br />

Ingredienti:<br />

MIELE (300 g), GHERIGLI DI NOCE (200 g),<br />

NOCCIOLE SGUSCIATE (50 g), SCORZA DI<br />

ARANCIO E DI CEDRO CANDITE (200 g),<br />

CIALDE (n.18 circa)<br />

Esecuzione:<br />

• Tritare grossolanamente le noci e le<br />

nocciole; tagliare a pezzetti le scorze candite<br />

• Formare <strong>un</strong> impasto con il trito di noci e nocciole,<br />

i canditi e il miele<br />

• Mettere in <strong>un</strong>a piccola casseruola, meglio se<br />

di rame, e far cuocere su fuoco medio fino a<br />

che il miele inizia a caramellare<br />

• Togliere dal fuoco e disporre l’impasto a<br />

mucchietti sulle cialde<br />

• Lasciare raffreddare e servire<br />

Note: recipiente di rame e canditi freschi<br />

<strong>Per</strong> la cottura del miele, come per quella dello<br />

zucchero, del cioccolato, delle creme e delle<br />

salse dolci è consigliato l’uso di <strong>un</strong>a casseruolina<br />

di rame non stagnato, il polsonetto, con il fondo<br />

leggermente concavo e senza spigoli. Gli<br />

utensili usati non devono essere di ferro né di<br />

rame stagnato perché fanno scurire il miele,<br />

così come accade allo zu chero. Il recipiente<br />

deve essere perfettamente pulito perché anche<br />

<strong>un</strong>a minima traccia di grasso provoca la granitura<br />

degli zuccheri. Durante la cottura la<br />

fiamma non deve mai raggi<strong>un</strong>gere le pareti<br />

laterali del polsonetto per evitare lo sgradevole<br />

arrostimento delle particelle di miele che vi<br />

restano attaccate. I canditi devono essere<br />

particolarmente freschi e morbidi, per impedire<br />

che asciugandosi durante la cottura, diventino<br />

duri.<br />

Varianti:<br />

Nelle ricette più antiche, questi dolcetti hanno<br />

due cialde, <strong>un</strong>a sotto e <strong>un</strong>a sopra. Spesso si aggi<strong>un</strong>ge<br />

<strong>un</strong> albume montato a neve non appena<br />

il miele comincia a bollire. In alc<strong>un</strong>i ricettari più<br />

recenti, al miele si aggi<strong>un</strong>ge <strong>un</strong>a piccola quantità<br />

di zucchero.<br />

Abbinamenti:<br />

E’ <strong>un</strong> dolce <strong>un</strong> po’ anomalo, che si addice maggiormente<br />

a <strong>un</strong>a consumazione fuori pasto, al<br />

pari del croccante o del torrone, o ad <strong>un</strong>a consumazione<br />

ritualizzata (Natale o Capodanno),<br />

piuttosto che alla f<strong>un</strong>zione di dessert. Pare<br />

superfluo accompagnarlo ad <strong>un</strong> vino (che nel<br />

caso deve essere liquoroso).<br />

L’ingrediente: il miele<br />

E’ stato, in passato, il dolcificante naturale più<br />

usato nei Paesi dell’area mediterranea e solo<br />

dopo il XVII secolo è stato sostituito nell’uso<br />

com<strong>un</strong>e dallo zucchero di canna. La pasticceria<br />

e la liquoristica del Medioevo ne facevano larghissimo<br />

impiego (basti pensare ai panspeziali e<br />

all’idromele), nella convinzione che possedesse<br />

le stesse virtù apotropaiche e profilattiche dell’oro<br />

e dell’ambra.<br />

Attualmente, dopo <strong>un</strong> periodo di scarsa attenzione<br />

verso questo prodotto, il consumo di<br />

miele appare in costante, seppure moderata<br />

ripresa, in ragione soprattutto delle proprietà<br />

salutistiche e curative che gli vengono attribuite<br />

(solo in piccola parte scientificamente provate).<br />

Gli apicoltori lombardi immettono sul mercato<br />

circa il 17% dell’intera produzione nazionale. I<br />

3/4 <strong>della</strong> produzione regionale proviene dalle<br />

provincie alpine (Sondrio, Bergamo, Brescia,<br />

Varese e Como). Poco meno <strong>della</strong> metà di questa<br />

produzione ha origine multifloreale, <strong>un</strong> buon<br />

30% è equamente ripartito tra castagno e<br />

robinia (acacia); il rimanente 20% tra<br />

rododendro, trifoglio, tarassaco, tiglio e melata<br />

di latifoglie.<br />

<strong>Per</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> <strong>lombarda</strong> Varese e Ticino

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