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Per un codice della cucina lombarda Introduzione

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COTOLETTA ALLA MILANESE<br />

Cotoletta, da costola (dial. cuteleta, dal fr. cotelette). La milanese è il corrispettivo lombardo<br />

del Wienerschnitzel. La disputa storica tra milanesi e viennesi sulla paternità del piatto è definitivamente<br />

risolta a favore dei primi, in base ad <strong>un</strong> rapporto indirizzato dal conte Attems<br />

all’imperatore Franz Joseph, in cui si dà la prima notizia conosciuta sulla cotoletta impanata<br />

dei milanesi. Sarebbe stato poi il maresciallo Radetsky a fornire personalmente la ricetta<br />

all’imperatore.<br />

Preparazione per 6 porzioni<br />

Tipologia: Carni<br />

Stagionalità: Tutto l’anno<br />

Difficoltà: Media<br />

Tempo esecuzione: 20 minuti<br />

Tecnica di cottura: Frittura<br />

Utensili:<br />

batticarne, pa<strong>della</strong><br />

Ingredienti:<br />

COSTOLETTE DI VITELLO CON L'OSSO (n.6, alte<br />

1 cm), PANE GRATTUGIATO GROSSO (q.b.),<br />

UOVA (n.2), BURRO (150 g), SALE (q.b.)<br />

Esecuzione:<br />

• Tagliuzzare il bordo delle costolette in modo<br />

che non si arriccino durante la cottura<br />

• Batterle leggermente e passarle prima nell'uovo<br />

sbattuto e poi nel pane grattugiato<br />

battendo delicatamente con le mani in modo<br />

da fare aderire bene l'impanatura<br />

• Sciogliere il burro in <strong>un</strong>a pa<strong>della</strong> larga e pesante<br />

e farvi dorare le costolette da entrambi<br />

i lati, su fuoco dolce<br />

• Tagliando la cotoletta, all'interno deve risultare<br />

leggermente umida: deve essere croccante<br />

all'esterno e morbida dentro<br />

Note: la costoletta di vitello<br />

La costoletta deve necessariamente essere ricavata<br />

dalla lombata (o quadrello) di vitello di latte;<br />

alc<strong>un</strong>i ritengono che solo le prime sei costolette<br />

abbiano le caratteristiche necessarie per<br />

aspirare alla impanatura: solo queste, infatti risultano<br />

non troppo magre né troppo grasse e<br />

sufficientemente tenere da essere fritte senza<br />

doverle battere o sfibrare con <strong>un</strong>a prol<strong>un</strong>gata<br />

manipolazione come si usava in passato.<br />

Il manico, cioè l’osso <strong>della</strong> costola, sporgente<br />

dalla carne, viene solitamente ricoperto di stagnola<br />

per permettere ai commensali di spolparlo<br />

prendendolo tra le dita.<br />

Il succo <strong>della</strong> fettina di limone di guarnizione,<br />

consigliato dai ricettari di inizio secolo, aveva lo<br />

scopo principale di coprire gli eventuali sapori<br />

sgradevoli derivati da <strong>un</strong>a cattiva conservazione<br />

<strong>della</strong> carne o dal parziale irrancidimento del burro.<br />

Le carni ben conservate e l’ottima qualità del<br />

burro rendono oggi quest’uso del tutto superfluo.<br />

Varianti:<br />

Alc<strong>un</strong>e ricette storiche consigliano <strong>un</strong>a grattatina<br />

di noce moscata nell’impanatura; altre, tra cui<br />

quella dell’Artusi, prescrivono di mischiare al<br />

pangrattato del formaggio parmigiano (Artusi<br />

aggi<strong>un</strong>ge anche prezzemolo e odore di tartufo).<br />

La tradizione apprezza l’uso di sottoporre la costoletta<br />

ad <strong>un</strong>a doppia impanatura, così da renderla<br />

ben croccante esternamente, conservandone<br />

la morbidezza e la leggera umidità interna.<br />

Abbinamenti:<br />

Come piatto <strong>un</strong>ico si accompagna al risotto giallo.<br />

Come secondo piatto gradisce il contorno di<br />

cicorietta fresca, di patate fritte a bastoncini, di<br />

p<strong>un</strong>te di asparago, spinaci o fagiolini al burro.<br />

Richiede <strong>un</strong> vino di buon corpo e di grande morbidezza,<br />

come il Barbacarlo ben invecchiato o il<br />

Franciacorta Rosso dal leggero gustolfatto erbaceo.<br />

L’ingrediente: il vitello.<br />

I ricettari dei primi anni del secolo indicavano i<br />

rinomati vitelli <strong>della</strong> Brianza come fornitori ottimali<br />

<strong>della</strong> carne di primissima qualità necessaria<br />

per le costolette. Al giorno d’oggi, gran parte<br />

del patrimonio zootecnico lombardo, al pari di<br />

quello di altre regioni italiane, si ricostituisce<br />

annualmente tramite le importazioni dai paesi<br />

CEE maggiormente attrezzati per l’allevamento<br />

(Francia e Germania), cosicché non solo il territorio<br />

agricolo a Nord di Milano non ha, rispetto<br />

ad altre zone <strong>della</strong> regione, quali il Bresciano, il<br />

Mantovano e il Cremonese, <strong>un</strong>a produzione bovina<br />

veramente apprezzabile, ma non può garantire<br />

neppure l’origine locale degli animali.<br />

Si classifica come vitello il bovino di età inferiore<br />

a <strong>un</strong> anno e di peso non superiore ai 230 kg<br />

(180 kg per quelli di latte). La carne di vitello si<br />

distingue da quella del bovino adulto per <strong>un</strong>a<br />

maggiore tenerezza, per il colore più rosato, per<br />

la accentuata succulenza; ha odore latteo e minime<br />

quantità di grasso. Risulta di facile digestione<br />

ed è meno energetico di quella di vitellone<br />

o di manzo (92 kcal per 100 g contro le 129<br />

del bovino adulto).<br />

<strong>Per</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> <strong>lombarda</strong> Milano

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