Per un codice della cucina lombarda Introduzione
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PICCIONI FARCITI ALLA BRESCIANA<br />
Il piccione ripieno è stato nel secolo passato <strong>un</strong>o dei secondi piatti preferiti dalla borghesia<br />
<strong>lombarda</strong>. Questo, alla bresciana, si distingue per la farcia dalla nota gustativa leggermente<br />
amarognola apportata dalle mandorle, che ne sottolinea le consonanze con la gastronomia<br />
tardo-rinascimentale.<br />
Preparazione per 6 porzioni<br />
Tipologia: Carni<br />
Stagionalità: Tutto l'anno<br />
Difficoltà: Media<br />
Tempo esecuzione: 90 minuti<br />
Tecnica di cottura: Cottura in forno<br />
Utensili:<br />
tegamino, tagliere, coltello ben affilato, terrina,<br />
ago e spago per arrosti, tortiera<br />
Ingredienti:<br />
PICCIONI GROSSI (n.3), UOVA (n.1), MAN-<br />
DORLE AMARE (n.2), BURRO (100 g), FOR-<br />
MAGGIO GRANA GRATTUGIATO (35 g), PAN<br />
GRATTATO (40 g), OLIO EXTRAVERGINE DI<br />
OLIVA (45 g), CIPOLLA (35 g), ROSMARINO (1<br />
rametto), VINO BIANCO (100 mL), BRODO (1<br />
mestolo), SALE (q.b.), PEPE (q.b.)<br />
Esecuzione:<br />
• Fiammeggiare e pulire i piccioni conservando<br />
i fegatini<br />
• Far saltare in <strong>un</strong> tegamino i fegatini tritati<br />
con la cipolla, anch’essa tritata, e 30 g di<br />
burro<br />
• Impastare il composto in <strong>un</strong>a terrina con il<br />
pan grattato, l’uovo, le mandorle tritate, il<br />
formaggio e il brodo<br />
• Regolare sale e pepe e lasciar riposare per 20<br />
minuti<br />
• Riempire i piccioni con il composto, cucirli e<br />
legarli<br />
• Disporli in <strong>un</strong>a tortiera con l’olio, il restante<br />
burro e il rosmarino<br />
• Cuocere in forno moderato bagnando di tanto<br />
in tanto con il vino bianco<br />
Note: fiammeggiare e pulire<br />
La preparazione per la cottura dei volatili di piccola<br />
taglia richiede pazienza e attenzione. I piccioni<br />
debbono essere fiammeggiati accuratamente,<br />
in modo da eliminare la peluria rimasta<br />
dallo spennamento; la permanenza sulla fiamma<br />
non deve però essere prol<strong>un</strong>gata, per impedire<br />
che la pelle asciugandosi troppo si rompa. Successivamente<br />
è necessario sventrarli, estraendo<br />
le interiora, e ripulire il fegatino che (anche qualora<br />
il piccione non sia farcito) è di norma ricollocato<br />
all’interno del volatile. Si lavano all’esterno<br />
e all’interno, asciugandoli con <strong>un</strong> canovaccio,<br />
per eliminare ogni residua traccia di strinatura;<br />
si taglia la coda, per asportare le due<br />
ghiandole amare che si trovano nella parte<br />
superiore, si taglia la parte inferiore delle<br />
zampe, che si ripiegano all’indietro, fermandole<br />
alla pelle del ventre: in questo modo sono pronti<br />
per essere riempiti e cotti.<br />
Varianti:<br />
Il piccione farcito alla bresciana è <strong>un</strong>a variazione<br />
sul tema del piccione arrosto in tegame o al<br />
forno, preparato in tutta l’area padana. La farcia<br />
tradizionale in altre parti <strong>della</strong> regione non<br />
prevede le mandorle amare, ma si orienta sulle<br />
noci o sulle nocciole, oppure esclude del tutto la<br />
frutta secca, utilizzando piccole quantità di salsiccia.<br />
In luogo del vino bianco, elaborazioni di<br />
chiara origine sette-ottocentesca prescrivono<br />
succo di limone.<br />
Abbinamenti:<br />
Un piatto gustativamente complesso richiede <strong>un</strong><br />
vino perfettamente strutturato, corposo e di<br />
buona alcolicità. Ideale <strong>un</strong> uvaggio bordolese,<br />
cabernet e merlot, o <strong>un</strong> vino dall’intenso profumo<br />
erbaceo e dal ricordo di pepe e peperone,<br />
come il Valcalepio rosso.<br />
L’ingrediente: il piccione<br />
Nella cultura tradizionale le galline erano allevate<br />
principalmente per la produzione delle<br />
uova, mentre l’onere e l’onore <strong>della</strong> mensa<br />
(apporto proteico e dignità gastronomica) toccava<br />
ai piccioni. Già dal XV secolo si era andata<br />
diffondendo la creazione delle piccionaie nei locali<br />
alti delle case di campagna, ma la tendenza<br />
non era sconosciuta nemmeno nelle città, per le<br />
scarse cure richieste dall’allevamento dei piccoli<br />
volatili domestici. La carne dei piccioni<br />
(organoletticamente a metà strada tra quella del<br />
pollame domestico e quella <strong>della</strong> cacciagione)<br />
era considerata ricostituente e veniva ammannita<br />
agli ammalati e ai convalescenti. La<br />
gastronomia <strong>lombarda</strong> è perciò ricca di piatti di<br />
piccione, nei quali si evidenzia la perfetta omogeneità<br />
di questo pennuto rispetto alle scelte<br />
gustative <strong>della</strong> regione. Notissimi, per esempio, i<br />
piccioni con il riso (adagiati sul risotto o preparati<br />
in timballo e passati nel forno), i piccioni in<br />
salsa di limone, con o senza uova (in tal caso si<br />
tratta di fricassea); i piccioncini in umido con i<br />
piselli, serviti su crostone o su polenta, lo<br />
stufato di piccioni, spesso consumato con<br />
abbondante contorno di patate in umido; il<br />
monumentale timballo di piccioni derivato dalla<br />
tradizione settecentesca.<br />
<strong>Per</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> <strong>lombarda</strong> Brescia