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Per un codice della cucina lombarda Introduzione

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Brescia<br />

Del territorio amministrativo <strong>della</strong> provincia di Brescia è<br />

qui considerato solo quello che si estende attorno e a Sud<br />

del capoluogo, corrispondente a circa <strong>un</strong> quarto <strong>della</strong><br />

superficie complessiva, identificandosi con il settore di<br />

pianura Padana limitato dal corso inferiore dell’Oglio fino<br />

a Pralboino e che da qui si spinge verso nord-est fino a<br />

San Martino <strong>della</strong> Battaglia e alla riva meridionale del<br />

Garda.<br />

Al contrario del settore alpino e prealpino <strong>della</strong> provincia,<br />

in gran parte tagliato fuori nel corso dei secoli dai grandi<br />

tracciati viari europei, il territorio pianeggiante, collocato<br />

sulla direttrice Milano-Venezia, ha consentito di<br />

sviluppare, almeno nei centri urbani più importanti (oltre<br />

al capoluogo, Chiari, Lonato, Montichiari e Orzinuovi),<br />

analogamente a quanto è accaduto a Bergamo e nel<br />

Bergamasco, <strong>un</strong>a rete costante di relazioni con Milano e<br />

più ancora con la Repubblica Veneziana, <strong>della</strong> quale sono<br />

evidenti gli apporti culturali, artistici e gastronomici.<br />

Oltre che verso modelli veneti, la <strong>cucina</strong> bresciana è<br />

debitrice per gli aspetti alti di tal<strong>un</strong>e tendenze principesche,<br />

di derivazione mantovano-ferrarese, e per gli<br />

aspetti più propriamente popolari <strong>della</strong> solida semplicità<br />

culinaria <strong>della</strong> bassa Cremonese e, attraverso questa,<br />

<strong>della</strong> sponda emiliana del Po.<br />

I celebratissimi casonsei bresciani, nella versione salata<br />

con ripieno di salsiccia e formaggio, o nella versione<br />

dolce con mandorle, uvetta e pere, la minestra mariconda,<br />

il risotto alla pitocca, le belle schidionate di quaglie<br />

e piccioni per la polenta, i volatili domestici (pollo,<br />

gallina, cappone) con saporiti ripieni, la persicata, sono<br />

specialità <strong>della</strong> gastronomia del Medioevo e del Rinascimento<br />

tramandatisi quasi senza aggiornamenti e fatti<br />

propri, negli ultimi decenni, dalla ristorazione, a rappresentare<br />

gli aspetti più raffinati del gusto tradizionale,<br />

in abbinamento con i grandi vini DOC <strong>della</strong> Franciacorta,<br />

con la Lugana, il Cellatica, il Botticino e il Capriano del<br />

Colle.<br />

L’anima popolare <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> bresciana offre però le sue<br />

prove migliori nei piatti di polenta e di riso e nei semplici<br />

cibi in cui si avverte ancora, mischiato a quello dei<br />

formaggi e dei salumi tipici, il profumo dell’aia e del<br />

camino. Dalla ormai dimenticata polenta e saracca a<br />

quella con le cotiche, da quella con il baccalà a quella con<br />

il sugo di maiale; e ancora polenta con gli uccellini, con i<br />

f<strong>un</strong>ghi, con le verdure, con il coniglio in sguazzetto. E poi<br />

il riso alla campagnola con le verdure, il risotto con gli<br />

spinaci selvatici, gli strozzapreti, i bigoli con le sardele e<br />

la pastissada de caval di chiara origine veneta, le frittate<br />

rustiche di verdure o salumi; e i dolci semplicissimi, il<br />

bossolà innanzitutto, già chiamato agli onori dei ricettari<br />

ottocenteschi, l’ingenuo straca ganase e la torta di farina<br />

gialla e bianca.<br />

<strong>Per</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> <strong>lombarda</strong> Brescia

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