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Per un codice della cucina lombarda Introduzione

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POLENTA E GRAS PESTÀ<br />

Il gras pestà, cioè il battuto di lardo di maiale, è ingrediente tipico <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> povera<br />

<strong>lombarda</strong>. Veniva utilizzato per il condimento di pappe e minestre, per la cottura di legumi e<br />

di patate arrosto (pomm de tera in gras pestà) e spesso costituiva l’<strong>un</strong>ico apporto non<br />

vegetale in <strong>un</strong> regime alimentare povero di grassi e di proteine animali. La polentà e gras<br />

pestà è l’archetipo di tutte le altre polente. L’inserimento nel ricettario bergamasco è <strong>un</strong><br />

riconoscimento <strong>della</strong> tradizione che indica come bergamasca la farina di mais a grana grossa<br />

indispensabile per ottenere la polenta soda apprezzata in tutta la regione.<br />

Preparazione per 6 porzioni<br />

Tipologia: Primi piatti asciutti<br />

Stagionalità: Aut<strong>un</strong>no-Primavera<br />

Difficoltà: Modesta<br />

Tempo esecuzione: 60 minuti<br />

Tecnica di cottura: Bollitura<br />

Utensili:<br />

paiolo, mestolo di legno, tagliere, trinciante<br />

Ingredienti:<br />

FARINA DI MAIS A GRANA GROSSA (500 g),<br />

SALE (q.b.), LARDO (200 g), PREZZEMOLO (30<br />

g), AGLIO (<strong>un</strong>o spicchio)<br />

Esecuzione:<br />

• Portare a ebollizione l’acqua salata e versarvi<br />

a pioggia la farina gialla, mischiando continuamente<br />

• Cuocere (aggi<strong>un</strong>gendo acqua bollente se necessario),<br />

sempre mescolando, per circa<br />

<strong>un</strong>’ora, finché la polenta non si stacchi dalla<br />

pareti del paiolo<br />

• A polenta quasi cotta, battere il lardo, il<br />

prezzemolo e l’aglio con la lama di <strong>un</strong> coltello<br />

riscaldata sulla fiamma, finché non<br />

siano ridotti in poltiglia<br />

• Rovesciare la polenta sul tagliere e dividerla<br />

in fette<br />

• Spalmare su ogni fetta <strong>un</strong> po’ di battuto e<br />

consumare ben calda non appena questo si<br />

sarà sciolto<br />

Varianti:<br />

Tutte le altre polente (condite con olio, con<br />

burro, con formaggio, con mascherpa ecc.) non<br />

possono che considerarsi variazioni sul tema del<br />

condimento, di cui il lardo è senza dubbio il più<br />

essenziale e gastronomicamente primitivo.<br />

Abbinamenti:<br />

Come altre polente, è <strong>un</strong> piatto <strong>un</strong>ico. L’abbinamento<br />

ideale è con vini rossi <strong>un</strong> po’ aggressivi e<br />

ingenui, come il Nustranel contadino, prodotto<br />

con uvaggi a varia proporzione di Clinton.<br />

Appropriata anche la Bonarda dell’Oltrepò e il<br />

Capriano del Colle rosso, non invecchiato.<br />

Note: dalla pult alla polenta<br />

Il pane e le focacce, elaborazione degli sfarinati<br />

ricavati dai cereali, arrivarono nella penisola<br />

italiana dalla Grecia dell’epoca di <strong>Per</strong>icle, nel V<br />

secolo a.C.. I popoli italici avevano fino ad allora<br />

consumato i cereali sotto forma di minestra,<br />

bollendo le cariossidi fino a provocarne lo<br />

sfarinamento, o sotto forma di pappe (dette<br />

pultes) ottenute reimpastando la farina con acqua<br />

e cuocendola fino a farle assumere <strong>un</strong>a<br />

certa consistenza. Queste pultes, di cui è<br />

memoria nel De agri coltura di Catone e nel De<br />

re coquinaria di Apicio, sono le dirette antenate<br />

delle nostre polente di farina di mais. Nelle<br />

vicende <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> povera <strong>lombarda</strong> affiora<br />

senza soluzione di continuità il ricordo delle antiche<br />

polentine molli, in <strong>un</strong>a varietà infinita di<br />

elaborazioni. Termini come pult, polt, puta,<br />

puti, putiscia, putöö, com<strong>un</strong>i in quasi tutte le<br />

tradizioni culinarie <strong>della</strong> campagna padana,<br />

identificano app<strong>un</strong>to delle pappette e farinate,<br />

più o meno consistenti, ottenute dalla cottura di<br />

farina in acqua o latte, con <strong>un</strong>’ombra di<br />

condimento. Prima delle grandi carestie del<br />

XVII secolo e <strong>della</strong> rapida propagazione <strong>della</strong><br />

coltura del mais, si preparavano pult con farina<br />

di segale, farro, fraina, miglio, sorgo, orzo, riso<br />

e, naturalmente, frumento, per quanto questo<br />

cereale potesse essere disponibile. Dalla metà<br />

del ‘700, il mais sostituì quasi completamente<br />

(soprattutto nei territori di montagna) le altre<br />

colture cerealicole e la polenta gialla sostituì sia<br />

il pane sia buona parte del companatico. Le<br />

gravi manifestazioni di pellagra nelle zone più<br />

povere, furono il prezzo dell’ass<strong>un</strong>zione di <strong>un</strong>a<br />

dieta incentrata sulla polenta. Se questa infatti<br />

si accompagnava sempre con cibi molto saporiti,<br />

molli o abbondantemente conditi che<br />

consentissero la pucia, è noto che il poco<br />

companatico e la pucia richiamavano grandi<br />

quantià di polenta. Nutriva poco, si diceva, ma<br />

riempiva lo stomaco e impediva di sentire il<br />

morsi <strong>della</strong> fame. Così ogni giorno, la regiura<br />

rovesciava il paiolo fumante sopra l’ass de la<br />

pulenta coperto da <strong>un</strong> tovagliolo umido, i cui<br />

bordi venivano ripiegati sulla polenta stessa per<br />

tenerla al caldo. Salacche, salsicce, formaggio,<br />

olio, lardo, latte, burro, uova, tutto poteva<br />

fornire condimento: e spesso era polenta a<br />

pranzo, a cena e a colazione. Oggi la fame endemica<br />

si è allontanata dal nostro orizzonte e<br />

possiamo apprezzare in pieno la fantasia con cui<br />

questo semplice alimento è stato elaborato nel<br />

corso dei tre secoli passati.<br />

<strong>Per</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> <strong>lombarda</strong> Bergamo e Valli

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