Per un codice della cucina lombarda Introduzione
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BOSSOLA’<br />
Ciambella casalinga <strong>della</strong> tradizione bresciana, assimilabile al bisulàan o bussolano tipico del<br />
Cremonese e del Mantovano, nella tipologia del buccellato medioevale, com<strong>un</strong>e ad altre<br />
tradizioni regionali. Come specialità bresciana era già conosciuto all’inizio del XIX secolo,<br />
tanto da meritare la segnalazione da parte del Dubini.<br />
Preparazione per 6 porzioni<br />
Tipologia: Dessert<br />
Stagionalità: Tutto l’anno<br />
Difficoltà: Media<br />
Tempo esecuzione: 70 minuti<br />
Tecnica di cottura: Cottura in forno<br />
Utensili:<br />
spianatoia, bastar<strong>della</strong>, frullino, sco<strong>della</strong>,<br />
stampo da ciambella.<br />
Ingredienti:<br />
FARINA BIANCA (300 g), FECOLA (300 g),<br />
ZUCCHERO (250 g), LIEVITO IN POLVERE (<strong>un</strong>a<br />
bustina), VANILLINA (<strong>un</strong>a bustina), SCORZA<br />
GRATTUGIATA DI UN LIMONE E DI UN’ARANCIA,<br />
BURRO (200 g), TUORLO E ALBUME D’UOVO<br />
(n.4), SALE (<strong>un</strong> pizzico).<br />
Esecuzione:<br />
• Setacciare sulla spianatoia la farina e la fecola,<br />
formando la fontana; <strong>un</strong>itevi lo zucchero,<br />
il sale e mescolate<br />
• Aggi<strong>un</strong>gere, <strong>un</strong>o alla volta, i tuorli delle uova,<br />
aiutandosi con <strong>un</strong> cucchiaio di legno<br />
• Unire le scorze degli agrumi grattugiate finissime,<br />
il burro fuso, il lievito e la vanillina<br />
• Montare gli albumi a neve ben ferma e incorporarli<br />
al composto con delicatezza affinchè<br />
non si smontino.<br />
• Versare dolcemente in <strong>un</strong>o stampo da ciambelle<br />
imburrato<br />
• Cuocere in forno a calore moderato (170°C)<br />
per 40 minuti<br />
Note: il dolce dei tre impasti<br />
Nella sua fondamentale raccolta di formulazioni<br />
regionali, Anna Gosetti <strong>della</strong> Salda riporta <strong>un</strong>a<br />
ricetta del bossolà nella quale si descrive <strong>un</strong>a<br />
procedura davvero antica, che non prevede neppure<br />
l’impiego nello stampo e che rimanda alle<br />
elaborate tecniche di lievitazione proprie di altri<br />
dolci tradizionali, quali il panettone o il pandoro.<br />
In pratica, 1/6 degli ingredienti base (farina,<br />
burro, zucchero e uova) vengono impastati con<br />
lievito di birra e lasciati a lievitare per circa<br />
<strong>un</strong>’ora. Successivamente altri 2/6 degli ingredienti<br />
vengono impastati tra loro e quindi aggi<strong>un</strong>ti<br />
al panetto già lievitato, per essere lasciati<br />
a lievitare altre due/tre ore.<br />
In ultimo si impastano i residui 3/6 degli<br />
ingredienti e si aggi<strong>un</strong>gono al panetto lievitato.<br />
Dopo quindici minuti di energica manipolazione<br />
si forma con l’impasto <strong>un</strong> l<strong>un</strong>go salame che si<br />
pone direttamente sulla placca imburrata del<br />
forno, avvolto attorno ad <strong>un</strong>a sco<strong>della</strong> capovolta.<br />
Varianti:<br />
La lievitazione, nella tradizione più remota, era<br />
ottenuta con bicarbonato e cremor tartaro. La<br />
fecola di patate è aggi<strong>un</strong>ta nelle formulazioni più<br />
recenti per conferire leggerezza alla ciambella.<br />
Sono frequenti la spennellatura superficiale con<br />
albume d’uovo, la spolverizzazione con granella<br />
di zucchero (o zucchero vanigliato) e con mandorle<br />
tritate.<br />
Abbinamenti:<br />
Il bossolà, che nell’Ottocento era considerato<br />
<strong>un</strong>a vera e propria specialità da credenza, oggi<br />
appare più congeniale a <strong>un</strong>a colazione del mattino<br />
o a <strong>un</strong> sano sp<strong>un</strong>tino pomeridiano piuttosto<br />
che a <strong>un</strong> dessert. Il gusto rustico ma delicato,<br />
infatti, si sposa bene con il latte e meglio ancora<br />
con il tè. Volendo presentarlo a fine pasto si abbina<br />
con vini bianchi dolci o liquorosi.<br />
L’ingrediente: la farina bianca<br />
Nella cultura tradizionale <strong>lombarda</strong>, massimamente<br />
in quella alpina, la farina di frumento era<br />
molto rara presso la gente com<strong>un</strong>e. Nella panificazione<br />
era usata in prevalenza per conferire coesione<br />
ed elasticità al pane di mistura confezionato<br />
con sfarinati di scarso pregio. Il pane<br />
bianco, prodotto interamente con farina di frumento,<br />
era riservato agli ammalati e ai convalescenti.<br />
In <strong>cucina</strong> la farina bianca rientrava nella<br />
preparazione delle fritture e in alc<strong>un</strong>i piatti non<br />
propriamente ordinari di paste farcite (marubini,<br />
tortelli, casonsei) o di gnocchi e minestre<br />
(malfatti, maltagliati, sbrofadej). Nella gastronomia<br />
borghese è rimasta <strong>un</strong>a traccia di<br />
frequentazioni franco-piemontesi in certe<br />
ricoperture di besciamella e nell’infarinatura<br />
delle carni per l’arrosto o per il salmì. Un po’ più<br />
frequente l’uso in pasticceria, dalle cutizze<br />
brianzole alla maggior parte dei biscotti e delle<br />
torte tradizionali, in cui <strong>un</strong>a percentuale di<br />
farina bianca mitiga sempre l’asciuttezza <strong>della</strong><br />
farina di mais o amalgama opport<strong>un</strong>amente il<br />
pane ammollato nel latte e impastato con la<br />
frutta.<br />
<strong>Per</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> <strong>lombarda</strong> Brescia