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Per un codice della cucina lombarda Introduzione

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CUTIZZA<br />

Si tratta di <strong>un</strong>a merenda (ma può essere considerata anche <strong>un</strong> dolce) del tipo delle focacce,<br />

diffusa in tutto il territorio comasco. La ricetta presentata è nobilitata dalla presenza di <strong>un</strong> po'<br />

di zucchero e uova, mentre esistono altre varianti più povere (il paradell o laciada, la brusada).<br />

Sempre imparentati con la cutizza sono i cutizzit o turtej, preparati friggendo la pastella<br />

in pezzature più minute.<br />

Preparazione per 4 porzioni<br />

Tipologia: Dolci, Merende<br />

Stagionalità: Tutto l’anno<br />

Difficoltà: Modesta<br />

Tempo esecuzione: 15 minuti<br />

Tecnica di cottura: Frittura<br />

Utensili:<br />

ciotola, pa<strong>della</strong>, frusta<br />

Ingredienti:<br />

FARINA BIANCA (200 g), LATTE INTERO (180<br />

g), OLIO PER FRIGGERE (q.b.), UOVA (n.3, 180<br />

g), SCORZA DI LIMONE (q.b.), ZUCCHERO<br />

VANIGLIATO (q.b.), SALE (q.b.)<br />

Esecuzione:<br />

• Rompere le uova in <strong>un</strong>a ciotola<br />

• Sbatterle <strong>un</strong>endo la farina, <strong>un</strong> pizzico di sale,<br />

la scorza di limone grattugiata e, successivamente,<br />

il latte<br />

• Lavorare l’impasto fino ad ottenere <strong>un</strong>a pastella<br />

ben omogenea e fluida<br />

• Scaldare l’olio in <strong>un</strong>a pa<strong>della</strong><br />

• Versare la pastella fluida<br />

• Cuocere da <strong>un</strong> lato, quindi rivoltare e completare<br />

la frittura<br />

• Cospargere con lo zucchero e servire ben<br />

calda<br />

Note: cutizza, laciada e paradell<br />

Il consumo di farina bianca era <strong>un</strong> tempo piuttosto<br />

inusuale almeno per le classi meno abbienti:<br />

tanto i dolci, quanto il pane erano preparati<br />

con miscele di cereali più poveri, sopratutto<br />

granoturco. La poca farina bianca disponibile<br />

veniva spesso utilizzata al meglio in preparazioni<br />

tipo la cutizza.<br />

In verità la cutizza deriva, come già detto, da<br />

preparazioni più povere come il paradell (in cui<br />

l’impasto è solo di farina ed acqua) o la laciada<br />

(impasto di farina e latte). Un tempo la frittura<br />

era effettuata con <strong>un</strong> poco di olio in <strong>un</strong>’apposita<br />

pa<strong>della</strong> di rame stagnata, larga e alta, che veniva<br />

sospesa alla catena del camino. La pastella<br />

era poi aggi<strong>un</strong>ta a freddo, si attizzava il fuoco e<br />

il paradell (o la laciada, o la cutizza) diventava<br />

croccante in pochi minuti: lo si poteva allora rivoltare<br />

per completarne la cottura.<br />

La focaccia risultante (dal diametro di 30-40<br />

cm) era allora disposta in mezzo alla tavola e<br />

tutti i commensali se ne servivano direttamente.<br />

Varianti:<br />

La pastella può essere arricchita con altri ingredienti<br />

quali fettine di mela. In alc<strong>un</strong>e zone <strong>della</strong><br />

Brianza è segnalata <strong>un</strong>a preparazione similare<br />

(panigada, laciadett de panigada) in cui l’ingrediente<br />

nobilitante è costituito dai fiori di sambuco<br />

secchi sbriciolati.<br />

Abbinamenti:<br />

La cutizza è <strong>un</strong>a merenda da consumare da sola<br />

o tutt’al più come dolce (interessante perchè<br />

poco zuccherato) dopo <strong>un</strong>a cena sobria.<br />

Il vino di accompagnamento può essere <strong>un</strong><br />

bianco dolce, come il Moscato dell’Oltrepò a fine<br />

pasto; <strong>un</strong> rosso spumoso dalla verve amabile,<br />

come il Sangue di Giuda, a merenda.<br />

L’ingrediente: lo zucchero<br />

Considerato oggi <strong>un</strong> ingrediente base, soprattutto<br />

nel settore dolciario e in pasticceria,<br />

l’impiego dello zucchero (saccarosio) è piuttosto<br />

recente. Già noto ai Greci e ai Romani (che lo<br />

importavano dall’Oriente e che gli assegnavano<br />

<strong>un</strong> uso terapeutico), comparve sulle tavole dei<br />

nobili nel Medioevo e del Rinascimento. Con la<br />

scoperta delle Americhe (ove la canna da zucchero<br />

fu subito oggetto di coltivazione intensiva),<br />

il suo consumo si diffuse presso il ceto borghese<br />

ed entrò nella <strong>cucina</strong>, sostituendo come<br />

dolcificante il miele, la frutta cotta o secca. In<br />

periodo napoleonico, in conseguenza del blocco<br />

continentale, la sua carenza spinse allo sviluppo<br />

<strong>della</strong> coltura sostitutiva <strong>della</strong> barbabietola da<br />

zucchero, che fu poi privilegiata anche con<br />

regolamenti protettivi.<br />

Nella <strong>cucina</strong> popolare lo zucchero ha <strong>un</strong>a posizione<br />

defilata: il suo impiego è sovente ridotto a<br />

quello <strong>della</strong> ricopertura finale o <strong>della</strong> spolverizzazione.<br />

I consumi diretti o indiretti di saccarosio (in<br />

quanto ingrediente di molte preparazioni industriali)<br />

sono oggi ampiamente scoraggiati in tutti<br />

i Paesi industrializzati, giacchè il suo apporto<br />

calorico è scevro da qualsiasi altro contributo<br />

nutrizionale.<br />

<strong>Per</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> <strong>lombarda</strong> Como e il Lario

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