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Per un codice della cucina lombarda Introduzione

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TUCC E REGELL<br />

Tipico <strong>della</strong> zona di Bellagio, più che <strong>un</strong> piatto è <strong>un</strong> piccolo rito familiare o di gruppo, in cui<br />

proprio il rito costituisce la diversità rispetto alla normale polenta <strong>un</strong>cia (o c<strong>un</strong>cia, a seconda<br />

delle zone) che accum<strong>un</strong>a i rilievi <strong>della</strong> Lombardia. Il termine tucch deriva dalla radice tucà,<br />

poiché la polenta viene appallottolata tra le dita. Regell è invece nell’ambito semantico di regiùu<br />

(capofamiglia), forse perché era compito rituale del patriarca versare il regell ai presenti,<br />

quasi <strong>un</strong> bicchiere <strong>della</strong> staffa, prima di concludere il pasto.<br />

Preparazione per 6 porzioni<br />

Tipologia: Piatto <strong>un</strong>ico<br />

Stagionalità: Aut<strong>un</strong>no-Primavera<br />

Difficoltà: Media<br />

Tempo di esecuzione: 150 minuti<br />

Tecnica di cottura: Lessatura, Bollitura<br />

Utensili:<br />

Paiolo di rame, bastone da polenta, tagliere,<br />

trinciante<br />

Ingredienti:<br />

per il tucch: FARINA GIALLA (700 g),<br />

FORMAGGIO MAGRO D’ALPEGGIO (1,2 kg, di<br />

mezza stagionatura), BURRO (800 g), ACQUA<br />

(3 l abbondanti), OLIO (<strong>un</strong> cucchiaio), SALE (q.<br />

b.).<br />

per il regell: VINO ROSSO (1,5 l), SCORZA DI<br />

UN LIMONE, MELA (n. 1), CHIODI DI<br />

GAROFANO (n. 3), CANNELLA (<strong>un</strong>a stecca).<br />

Esecuzione:<br />

• Preparare nel paiolo la polenta, versando<br />

nell’acqua salata la farina gialla e l’olio e<br />

sbattendo tutto con il bastone.<br />

• Dopo circa 45 minuti di cottura incorporare<br />

alla polenta, sempre rimestando col bastone,<br />

piccole quantità di formaggio, alternandole<br />

con piccole quantità di burro, fino a esaurire<br />

entrambi gli ingredienti e ad ottenere<br />

<strong>un</strong> composto perfettamente amalgamato.<br />

• Lasciar cuocere ancora per 30 minuti e portare<br />

a tavola, se così si può dire (v. Note).<br />

• Una volta consumato il tucch, rimettere il<br />

paiolo sul fuoco, con tutta la sua camicia di<br />

polenta, e versarvi le due bottiglie di vino<br />

rosso.<br />

• Aggi<strong>un</strong>gere lo zucchero, i chiodi di garofano,<br />

la cannella, la scorza del limone e la mela<br />

tagliata a pezzi.<br />

• Lasciar sobbollire per <strong>un</strong> quarto d’ora e servire<br />

ben caldo in scodelle di terracotta.<br />

Note: <strong>un</strong> rito contadino<br />

Il tucch è <strong>un</strong>o dei piatti tipici <strong>della</strong> zona di Bellagio.<br />

Più che il cibo e la bevanda in sé (in fondo,<br />

<strong>un</strong>a polenta <strong>un</strong>cia e <strong>un</strong> vin brûlé), conta quella<br />

sorta di liturgia che ne governa la preparazione<br />

e la consumazione. Il tucch si mangia, infatti,<br />

non necessariamente a tavola, stando in cerchio<br />

attorno al paiolo, che può essere appoggiato<br />

anche su <strong>un</strong>a sedia. Ogn<strong>un</strong>o dei presenti raccoglie<br />

dal paiolo, con <strong>un</strong> cucchiaio di legno, <strong>un</strong> po’<br />

di polenta e la porta alla bocca dopo averla rapidamente<br />

appallottolata tra le mani. Il regell,<br />

cui si attribuivano particolari qualità toniche e<br />

digestive, viene distribuito dal regiùu per mezzo<br />

del mestolo (cazzù).<br />

Varianti:<br />

In rari casi alla farina gialla vengono aggi<strong>un</strong>te<br />

piccole quantità di farina di grano saraceno, nella<br />

tipologia <strong>della</strong> polenta taragna. In altri casi in<br />

luogo del formaggio magro si usa formaggio<br />

semigrasso con modeste aggi<strong>un</strong>te di formaggio<br />

grasso.<br />

Abbinamenti:<br />

E’ buona norma non mangiare nient’altro assieme<br />

al tucch, che è pietanza ricca e che richiama<br />

<strong>un</strong> discreto consumo di vino.<br />

Quest’ultimo potrà essere dello stesso tipo usato<br />

per il regell, <strong>un</strong>a barbera robusta, con qualche<br />

anno di invecchiamento.<br />

L’ingrediente: il formaggio in <strong>cucina</strong><br />

Abituati come siamo a considerarlo <strong>un</strong> alimento<br />

a sé, con specifiche caratteristiche, quasi ness<strong>un</strong>o<br />

oggi considera il formaggio per ciò che è<br />

stato nei cinquemila anni trascorsi dalla sua<br />

prima formulazione alla fine del secolo scorso:<br />

<strong>un</strong>a modalità di conservazione del latte, <strong>un</strong>a<br />

fonte di approvvigionamento energetico capace<br />

di vincere la deperibilità del latte. Aggi<strong>un</strong>gere<br />

formaggio ad <strong>un</strong> alimento era pratica normale<br />

nella <strong>cucina</strong> romana come in quella medioevale:<br />

l’ abbondanza del formaggio nei cibi denotava<br />

l’opulenza del padrone di casa.<br />

In Lombardia, proprio per l’abbondanza di latte<br />

che dal XII secolo, con la diffusione su larga<br />

scala dell’allevamento vaccino, caratterizzò<br />

l’area padana, si può vedere nella vastissima<br />

tipologia di formaggi, il nucleo del modello gastronomico<br />

regionale. Non c’è quasi polenta, riso<br />

o minestra che non gradisca <strong>un</strong>a spruzzata di<br />

formaggio; e le carni non sono da meno: il formaggio<br />

entra in tutti i ripieni, nei mondeghîli<br />

milanesi e nelle polpette, nella trippa, in tal<strong>un</strong>e<br />

preparazioni di scaloppe o nella frittura di rane e<br />

persino in certi piatti di pesce, come lo sformato<br />

di baccalà alla certosina.<br />

<strong>Per</strong> <strong>un</strong> <strong>codice</strong> <strong>della</strong> <strong>cucina</strong> <strong>lombarda</strong> Como e il Lario

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