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EUROPA NEU DENKEN - Schwerpunkt Wissenschaft und Kunst ...

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lo e nero era il mio impero e Carolus L. Cergoly, con Il pianeta Trieste, nel volume<br />

scritto a quattro mani, Trieste provincia imperiale. Splendore e tramonto<br />

del porto degli Asburgo.<br />

Ma la città con il suo traffico di confine che ha portato nel borgo teresiano<br />

tanti acquirenti e che probabilmente si trovava all’incrocio di traffici ben più<br />

redditizi, seppur non palesi, ha assunto anche un altro volto, che comincia ad<br />

incrinare la compattezza degli altri due. Se ne è fatto interprete Mauro Covacich,<br />

intento a seguire percorsi non tanto dell’io quanto dell’immaginario contemporaneo,<br />

alimentato dall’orrore quotidiano dei reportage sulla guerra che<br />

ha insanguinato le repubbliche viciniori. Questa ha contagiato le cronache quotidiane<br />

di un opulento Nord Est invaso dalla «banalità del male», come direbbe<br />

Hanna Arendt: l’apartheid, la crudeltà dei rapporti interpersonali, la rivalità generazionale,<br />

la difficoltà ad accettare il diverso generano racconti raccapriccianti<br />

nella loro apparente normalità. Situazioni affettive, emotive, intellettuali, sociali,<br />

sessuali, biologiche sono colte nella loro degenerazione per l’intromissione<br />

di una follia che ormai fa parte della comune dimensione del vivere, accresciuta<br />

dagli imperativi posti della società dei consumi. A Covacich si deve dunque<br />

una rivisitazione del mito di Trieste, reso esplicito in un saggio di costume: con<br />

Il piercing di Sissi l’autore descriveva una città tutt’altro che asburgica, ma carioca,<br />

in cui fitness e godimento stanno alla base di un edonismo un po’ easy<br />

going, alla californiana, che i nostri vicini friulani considerano erroneamente<br />

godereccio, «qualcosa che non si confà agli standard della produzione e del<br />

profitto nordestino» 11 . I contatti promiscui che resero la città campione di cosmopolitismo<br />

mitteleuropeo non si svelano nei caffè letterari, ma davanti alla<br />

stazione delle autocorriere, trasformata in sala teatrale, la Tripcovich, ove nel<br />

tardo pomeriggio stazionano sui suoi scalini ungheresi, serbi, boemi, croati in<br />

attesa che arrivino i loro pullman per tornare a casa. Un’ora dopo signore più o<br />

meno eleganti salgono quei gradini per andare a concerto. Trieste, mare a parte,<br />

è però in questo simile a tutto il resto del mondo industrializzato e dunque<br />

anche Covacich, che scrive da un interessante punto di vista “giovanilistico”, sa<br />

bene che il mito della città cosmopolita andrebbe assolutamente ridefinito ed<br />

aggiornato.<br />

11 Mauro Covacich, Il piercing di Sissi, in AA.VV., Dal centro dell’Europa culture a confronto fra Trieste e<br />

i Carpazi, Pécs, Imago M<strong>und</strong>i, 2002, p.102.<br />

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