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EUROPA NEU DENKEN - Schwerpunkt Wissenschaft und Kunst ...

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Ma almeno per Natale ecco la putizza, pasta dolce cosparsa di cioccolato noci<br />

e pinoli, arrotolata e adagiata a spirale nello stampo per essere collocata in<br />

forno; ecco il prèsniz, una sua variante che stando al nome vorrebbe dire “senza<br />

niente” ed è invece piena di tutto e si limita a riempire il serpentello di pasta<br />

frolla. Per Pasqua sono d’obbligo le pinze, il pandolce reso intensamente giallo<br />

dalla gran quantità di uova sacrificate, e per i bambini la colombina o titola, la<br />

stessa pasta della pinza che in forma di treccia stringe in capo un uovo colorato.<br />

Ulteriore impiego di tuorli d’uovo richiedono i cresimali buzzolài, ciambelle<br />

con cui i ragazzi, sottoposti al sacramento della confermazione e sovvenzionati<br />

dal padrino, s’inanellavano con vanto le braccia ispirando il detto chi no gà<br />

santoli no ga buzolai e il contrario negativo. Più comunemente ora si serve lo<br />

strucolo de pomi …”<br />

Prima del brindisi finale vorrei concludere con un auspicio e una speranza, che<br />

è anche un forte richiamo al valore dell’etica della responsabilità. Se vogliamo<br />

costruire dal basso, un ’Europa come Comunità dal destino comune, un Europa<br />

dei cittadini, delle regioni e delle culture, che sconfigga gli egoismi e sia<br />

un’Europa delle regioni, dei cittadini che dal multiculturalismo approfondisca<br />

l’interculturalità, dobbiamo cogliere con leggerezza e con gusto anche la sfida<br />

legata alla cultura e alla civiltà della tavola.<br />

E il brindisi finale? Avendo l’Istria nel cuore, direi … mens sana in malvasia<br />

istriana, ma visto che oggi le mie radici sono profondamente legate al Carso.<br />

Farei un „Cin Cin“ nelle straordinarie cantine di pietra, con i bianchi autoctoni<br />

Vitovska e Glera/Prosecco, come Umberto Saba con un osminca (un ottavo)<br />

con l’aspro vino. Quel vino che il sociologo Ulderico Bernardi, definisce un<br />

limpido bene culturale. Un vino dal valore terapeutico e molto gradito quasi<br />

duemila anni fà, anche da Livia, moglie dell’Imperatore Augusto, che, sembra,<br />

proprio grazie al Pucinum arrivò alla bellissima età di ottantasei anni. Un vino<br />

dall’intenso colore rosso rubino con riflessi violacei dal profumo di frutti di<br />

bosco ed il sapore aspramente deciso, quasi acidulo, con un corpo vigoroso e<br />

forte e un carattere che via via si fa sempre più accattivante, fino a diventare<br />

gradevole. Un vino che per molti è eccitante, stimola il piacere di stare insieme<br />

e l’appetito, è digeribile e soprattutto il giorno dopo non lascia il “cerchio” alla<br />

testa. Un vino che esprime per intero il carattere della gente del Carso ed è<br />

un vero piacere berlo nelle tradizionali Osmice. Luoghi che sono dei veri<br />

“beni culturali”, dove il mondo della città incontra quello del Carso, e dove in un<br />

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