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EUROPA NEU DENKEN - Schwerpunkt Wissenschaft und Kunst ...

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menti epocali, sia antropologici che etici. Questa nuova realtà, per crescere, ha<br />

avuto bisogno, infatti, di tecnicizzare la scienza, ovvero di enfatizzare il mezzo<br />

senza riguardo al fine.<br />

Così, con la vittoria inesorabile della cultura imposta dalla rivoluzione industriale,<br />

che ha creato le guerre di mercato, l’uomo non è più stato al centro del<br />

mondo, perché la logica economica mal si adatta ai suoi bisogni, piuttosto ne<br />

crea di altri, alimentando così un conformismo comportamentale ed emotivo<br />

che ha posto la letteratura e l’arte ad essere, tendenzialmente, contro quel<br />

sistema. Dal di fuori, e con la perfetta consapevolezza che la battaglia era perduta<br />

in partenza, scrittori ed artisti dall’Ottocento in poi hanno attaccato la<br />

morale distorta di una società che ha come fine supremo il denaro e che ha<br />

trasformato l’uomo in acquirente, un essere debole e succube di un sapere<br />

arrogante, che schiaccia chi non si allinea coi suoi valori. E che divide. Certo,<br />

indietro è difficile tornare, ma si può cercare di progettare un futuro che corregga,<br />

per quanto possibile, gli errori che sono evidenti non a tutti, ma certamente<br />

a chi spera che altri modelli di convivenza possano essere culturalmente attivi.<br />

È da una prospettiva umanistica che forse, prima di parlare di unità politica ed<br />

economica d’Europa, dovremmo ripartire, una volta considerato che se il vecchio<br />

continente vuole avere una sua autonomia deve essere necessariamente<br />

multiculturale, così come plurimo è ognuno di noi. Ci vorrà ancora del tempo<br />

ma, come è emerso anche in questo convegno, sarebbe auspicabile che le<br />

nazioni comprendano di far parte di un territorio comune ben più ampio. È evidente<br />

che lo sbocco auspicabile sarebbe una federazione economica e politica.<br />

Naturalmente a nessuno sfugge che prima ogni paese deve assumersi le<br />

proprie responsabilità e lavorare perché le regole siano rispettate da tutti. La<br />

sociologia più moderna, Sennet, Bauman, Spivak, ci suggerisce che la logica<br />

va ribaltata e che i confini, se significano contrapposizione identitaria, sono<br />

non solo sono speciosi, ma dannosi per chiunque, se solo unificando strategie<br />

politiche ed economiche è possibile progettare una salvezza comune. Il vincitore,<br />

altrimenti, sarà fuori d’Europa. Il dialogo, non lo scontro, lo scambio e non<br />

la colonizzazione, una volta compiuto un risanamento necessario, sembra la<br />

via per accettare la caduta di ogni frontiera nazionale, pur nell’osservanza delle<br />

più diverse, macro e micro, identità e culture. Certo, vanno a modificarsi innanzitutto<br />

modelli e costumi di vita cui eravamo da molti decenni abituati. Salman<br />

Rushdie, erede di un altro sapere, quello d’oriente ma, umanisticamente, pre-<br />

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