EUROPA NEU DENKEN - Schwerpunkt Wissenschaft und Kunst ...
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almeno 30 milioni di nuovi arrivi, altrimenti la nostra economia europea subirà<br />
un tracollo, e con essa lo stile di vita cui teniamo tanto. Per integrare comunità<br />
così differenti Richard Sennet suggerisce che una collaborazione informale è la<br />
via migliore per fare esperienza della “differenza” 20 . I confini probabilmente<br />
non conteranno più, l’Europa, se non ci sarà catastrofe, dovrebbe contenere<br />
lingue e popoli anche disomogenei, dentro un’unica entità, possibilmente anche<br />
economica. Dunque la comunicazione fra persone dotate di competenze<br />
diverse dovrebbe produrre interessi tanto più solidi quanto più disordinati e<br />
non regolamentati saranno. Insomma si dovrebbe desiderare di scoprire l’altra<br />
persona senza sapere o progettare prima dove ciò condurrà. Dice bene Zygmunt<br />
Bauman 21 quando sottolinea che nella collaborazione tutte le parti devono<br />
guadagnarci, non una soltanto, e che in questo rapporto sia necessario<br />
guadagnare o perdere soltanto se lo si fa insieme. Aggiunge poi che bisogna<br />
imparare innanzitutto per noi -ed è la cosa più importante- a trasmettere la nostra<br />
esperienza e il nostro sapere a tutti coloro che sono chiamati e desiderano<br />
imparare da noi. Ed è su questi temi che queste terre possono ancora insegnare<br />
qualcosa.<br />
Se sono stati ricordati dei percorsi diversi e contraddittori che hanno contribuito<br />
a scrivere le storie della città, ciò è stato fatto per mettere in evidenza la<br />
speciosità del problema. Di fatto, sappiamo bene che la nazione moderna,<br />
segnata da confini nazionali, è un’invenzione dell’Europa, esportata, nei due<br />
secoli appena trascorsi, in tutto il resto del mondo. Le nazioni della parte occidentale<br />
del nostro continente, fucine di grandi civiltà nate dalla fusione di culture<br />
ed etnie diverse, sono passate almeno attraverso un paio di momenti critici,<br />
di cui oggi portiamo le conseguenze: la purificazione unificatrice, prevalentemente<br />
di natura religiosa, e la sacralizzazione delle frontiere. La prima forza<br />
disgregatrice corre lungo l’asse dei secoli, e sorregge, come si sa, in prima<br />
battuta progetti di potere. La seconda nasce alla caduta degli imperi, napoleonico,<br />
ottomano, austro-ungarico, zarista, ecc., ed ha nuovamente un fine politico<br />
condiviso dai gruppi egemoni. Sono stati questi poi a creare, con i mezzi<br />
20 Richard Sennett, Insieme. Rituali, piaceri, politiche della collaborazione, Milano, Feltrinelli, 2012<br />
(Toghether: The Rituals, Pleasurese and Politics of Coopertation, Yale, 2012).<br />
21 Il testo parziale dell’intervento ai Dialoghi sull’uomo a Pistoia il 27 maggio 2012 è riportato sul quotidiano<br />
«la Repubblica» del 21 maggio 2012, p. 49.<br />
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