6-tempted - only fantasy

06 - tempted
senso di stupore e di abbandono. E, quando i nostri corpi iniziarono a
muoversi all'unisono, conobbi una gioia assoluta.
Poi, d'improvviso, cominciai a dissolvermi. «No!» gridai con tutta l'anima.
Non volevo andarmene! Volevo restare con lui. Il mio posto era con lui!
Ma, di nuovo, non avevo il controllo: a poco a poco il mio corpo svanì,
riunendosi alla terra, mentre A-ya singhiozzava e la sua voce spezzata
echeggiava nella mia mente con un'unica parola: Ricorda...
Lo schiaffo mi liberò la testa dagli ultimi residui di tenebre. Aprii gli
occhi e il raggio della torcia mi accecò, facendomi sbattere le palpebre.
«Mi ricordo...»
« Ricordi chi sei o devo darti un altro ceffone? » chiese Afrodite.
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La mia mente si rifiutava di funzionare a dovere: non aveva ancora
accettato l'idea di essere stata strappata via dal buio. Scossi la testa,
cercando di schiarirmi le idee. « No! »
Avevo gridato con tanta enfasi da far allontanare Afrodite. «Come vuoi.
Potrai ringraziarmi più tardi», commentò.
Suor Mary Angela si chinò su di me e mi scostò i capelli dalla faccia, che
era sudata e fredda. « Zoey, sai dove ti trovi? »
«Sì...»
« Cos'è successo? Come mai eri in iperventilazione? » chiese la suora.
« Non ti senti male, vero? » La voce di Erin tremava un po'.
«Non provi il desiderio irrefrenabile di sputare un polmone o roba simile,
giusto?» chiese Shaunee, che sembrava stravolta quanto la gemella.
Stevie Rae si fece largo tra le gemelle. « Dimmi, Zy, stai bene sul serio?
»
« Sì, sto bene. Non sto morendo o cose del genere. » I miei pensieri si
erano riordinati, anche se non ero riuscita ad allontanare del tutto la
disperazione che avevo provato come A-ya. I miei amici però avevano paura
che il mio organismo stesse per rifiutare la Trasformazione, quindi mi
costrinsi a tornare al presente e tesi la mano a Stevie Rae. « Dai, aiutami
a rimettermi in piedi. Sto meglio adesso. »
Lei mi sollevò e mi sostenne mentre cercavo di recuperare l'equilibrio.
« Zy, cosa ti è successo? » Damien mi stava osservando con attenzione.
Cos'avrei dovuto dire? Che avevo rivissuto un momento di una vita
precedente in cui mi ero abbandonata
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tra le braccia del nostro nemico? Non avevo nemmeno avuto il tempo di
analizzare con calma il groviglio di emozioni che aveva suscitato in me
quel ricordo. Come avrei potuto spiegarlo ai miei amici?
« Su, bambina, parla. La verità spaventa molto meno delle supposizioni »,
intervenne suor Mary Angela.
Sospirai e sbottai: « Ho avuto paura del tunnel! »
« Paura del tunnel? Come se ci fosse qualcuno? » Finalmente Damien aveva
smesso di osservarmi e scrutava con aria nervosa la galleria buia.
Le gemelle fecero qualche passo indietro, in direzione della cantina.
Esitai un istante prima di rispondere: «No... lì non c'è niente. O almeno
non credo. Comunque non è quello che mi ha spaventata ».
« Ti aspetti che crediamo che sei svenuta perché avevi paura del buio? »
disse Afrodite.
Mi fissarono tutti.
Mi schiarii la voce.
«Ehi, ragaaaazzi, magari ci sono delle cose di cui a Zoey non va di parlare
», intervenne Stevie Rae.
Guardai la mia migliore amica: se io non fossi riuscita a raccontare quello
che mi era appena successo, con che coraggio avrei potuto affrontarla
riguardo a ciò che mi teneva nascosto?
Perciò mi affrettai a replicare, includendo nel discorso tutti i presenti:
« Hai ragione, Stevie Rae. Proprio non ne vorrei parlare, ma voi meritate
di sapere la verità. Quel tunnel mi ha spaventata così tanto perché la mia
anima lo ha riconosciuto ». Dovetti di nuovo schiarirmi la voce per poter
continuare. « Mi sono ricordata di essere rimasta intrappolata lì a lungo
assieme a Kalona. »
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«Vuoi dire che sei davvero la reincarnazione di A-ya? » chiese piano
Damien.
« Non esattamente. Io sono io, però in me c'è ancora una parte di lei. »
« Interessante... »
« E allora? Che cosa provi tu ora per Kalona? » domandò Afrodite.
« Non lo so! Non lo so! Non lo so! » Ero così stressata e confusa che mi
sentivo sul punto di esplodere. « Maledizione! Non ne ho la minima idea!
Non ho ancora avuto il tempo di capire quello che mi è successo. Che ne
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