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6-tempted - only fantasy

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06 - <strong>tempted</strong><br />

lì, un paio di ore prima. Il Raven Mocker era raggomitolato sul fianco<br />

sinistro, in una sgraziata posizione fetale. La pallottola che gli aveva<br />

lacerato il petto aveva colpito anche l'immensa ala nera, che ora giaceva<br />

insanguinata e inutile. Stevie Rae pensò che pure la caviglia fosse rotta,<br />

visto quant'era gonfia e livida. A dire il vero, tutto il corpo sembrava<br />

piuttosto malconcio, e non c'era da stupirsi. Era stato colpito in volo e,<br />

anche se le grandi querce che delimitavano la proprietà dell'abbazia<br />

avevano attutito la caduta abbastanza da non farlo morire sul colpo, Stevie<br />

Rae non aveva modo di sapere quanto fossero gravi le ferite. Per quello che<br />

ne sapeva lei, poteva essere morto. Di certo sembrava morto. Gli osservò il<br />

petto e, pur non potendone esserne sicura al cento per cento, le sembrava<br />

che non respirasse. Probabilmente era morto. Continuò a osservarlo, senza<br />

nessuna voglia di avvicinarsi ma incapace di andarsene.<br />

Che si fosse rincoglionita del tutto? Perché non si era fermata un attimo a<br />

pensare prima di trascinarlo lì dentro? Lo guardò. Non era umano. Non era<br />

neanche un animale. Lasciarlo morire non significava giocare a fare Dio:<br />

quell'essere non sarebbe mai dovuto nascere.<br />

Stevie Rae rabbrividì e per un istante rimase pietrificata dall'orrore per<br />

ciò che aveva fatto. Cosa avrebbero detto i suoi amici se avessero scoperto<br />

che aveva nascosto un Raven Mocker? Zoey l'avrebbe respinta? E quali riper-<br />

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cussioni avrebbe avuto la presenza di quel mostro sui novizi rossi, su<br />

tutti i novizi rossi? Come se non dovessero già combattere contro cose<br />

oscure e malvagie.<br />

La suora aveva ragione. Non avrebbe dovuto provare pietà per lui. Doveva<br />

riportare gli asciugamani e tutto il resto nella serra, entrare<br />

nell'abbazia, cercare Dario e dirgli che nel capanno c'era un Raven Mocker.<br />

E poi lasciare che lui facesse il suo lavoro. Se non fosse stato già morto,<br />

ci avrebbe pensato il Figlio di Èrebo. E, a dire il vero, in quel modo la<br />

creatura avrebbe pure smesso di soffrire. Sì, era la cosa giusta da fare.<br />

Sollevata, Stevie Rae sospirò.<br />

E gli occhi rossi di lui si aprirono. « Finiscimi... » La voce del Raven<br />

Mocker era debole e piena di sofferenza, ma era anche innegabilmente umana.<br />

Ed ecco il punto. Stevie Rae si rese di nuovo conto che era quello il<br />

motivo per cui non aveva chiamato Dallas e gli altri quando lo aveva<br />

scoperto. Quando le aveva parlato la prima volta, era parso solo un ragazzo<br />

ferito, abbandonato e pieno di paura. Non era riuscita a ucciderlo allora e<br />

non ce l'avrebbe fatta neanche adesso. Era la voce a fare la differenza,<br />

perché, anche se l'aspetto era quello di un mostro, quella voce lo faceva<br />

sembrare un ragazzo normale; un ragazzo così disperato da pensare che la<br />

morte fosse l'unica via d'uscita possibile.<br />

Ma non era solo questo. Lui voleva morire. Ciò che aveva dovuto affrontare<br />

era così orribile che ora desiderava soltanto porre fine alle sue<br />

sofferenze. E questo lo rendeva molto, molto umano.<br />

Anche Stevie Rae ci era passata. Conosceva quella sensazione di<br />

disperazione totale.<br />

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stevie rae<br />

Stevie Rae frenò l'impulso di fare un passo indietro. Voce da ragazzo o no,<br />

e messa momentaneamente da parte la questione della sua umanità, la pura<br />

verità era che si trattava di un enorme corvo il cui sangue aveva un odore<br />

sbagliato. E che lei era sola. «Senti, lo so che sei ferito e tutto il<br />

resto, però riflettici: se avessi avuto intenzione di ucciderti, di certo<br />

non mi sarei data tanto da fare per trascinarti qui dentro.» Si sforzò di<br />

assumere un tono normale e, invece di arretrare come avrebbe desiderato,<br />

restò ferma e sostenne lo sguardo di quei gelidi occhi rossi che sembravano<br />

così incredibilmente umani.<br />

« Perché non vuoi uccidermi? » La sua voce era poco più di un mormorio<br />

agonizzante, ma la notte era così silenziosa che Stevie Rae non ebbe<br />

problemi a udirla.<br />

Avrebbe potuto fingere di non aver sentito, o almeno di non aver capito, ma<br />

era stufa di bugie e di ambiguità. « In realtà la questione ha molto più a<br />

che fare con me che con te... è una storia lunga e anche molto confusa. Mi<br />

sa che non sono del tutto sicura del perché non ti voglio uccidere. Diciamo<br />

che tendo a fare le cose a modo mio, e senza dubbio uccidere non rientra<br />

nei miei passatempi preferiti. »<br />

Lui continuò a fissarla sino a farla sentire a disagio sotto quello strano<br />

sguardo rosso. « Però dovresti. »<br />

« Dovrei saperlo, dovrei ucciderti o dovrei fare le cose<br />

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a modo mio? Devi specificare. Oh, e potresti anche cercare di essere meno<br />

seccante: non mi sembri proprio nella posizione per dirmi cosa dovrei fare.<br />

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