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“<br />
Quali sono le resistenze<br />
delle donne nel denunciare<br />
chi le ha sottoposte<br />
a violenza? Quali metodi<br />
si possono adottare per<br />
superare tali resistenze?<br />
”<br />
e sostenerla quando il suo giudizio è esatto le permetterà di aumentare<br />
la fi ducia in se stessa e accrescere la sua autostima. L’autonomia e<br />
l’autostima sono due elementi correlati. Più una donna in situazione di<br />
violenza riuscirà ad aumentare la sua autostima, più sarà in grado di<br />
vivere in maniera indipendente. L’aumento del grado di autonomia le<br />
permetterà di fare nuovi passi da sola e rinforzerà implicitamente anche<br />
la sua autostima”.<br />
Sabrina Di Blasi educatrice professionale team di GEA<br />
“Le donne che subiscono violenza spesso si assumono su di loro la<br />
responsabilità della violenza, perché nella nostra società vige un sistema<br />
di valori che attribuisce alla donna la responsabilità dell’armonia nella<br />
coppia e nella famiglia. A ciò va aggiunto l’isolamento <strong>sociale</strong> della<br />
donna soprattutto tra le popolazioni immigrate, perché in questa cultura<br />
una separazione da un uomo – e quindi dal suo contesto culturale<br />
– è profondamente disapprovata e quindi connessa ad una grande<br />
vergogna. Oltre a questo, si tratta comunque dell’uomo che hanno amato<br />
e del padre dei loro fi gli; esiste quindi un profondo legame emotivo che<br />
spesso è associato a ricordi positivi. Tante donne non vogliono far vivere<br />
ai loro fi gli la separazione dal padre o dalla situazione abituale. A ciò si<br />
aggiunge una situazione di insicurezza economica, come la dipendenza<br />
economica dal partner violento. Ma anche la profonda convinzione di non<br />
riuscire da sole nella vita. Una vita autonoma, indipendente, responsabile<br />
è per la maggior parte delle donne che hanno subito violenza quasi<br />
inimmaginabile e connessa a molta ansia. Gioca un ruolo anche il fatto<br />
che il maltrattatore non venga punito dalla legge, o non adeguatamente.<br />
E’ molto importante per l’operatrice essere a conoscenza di queste<br />
insicurezze e paure delle donne con vissuti di violenza, perché è su<br />
questo che si basa l’intervento dell’operatrice. Innanzitutto deve essere<br />
chiaro alla vittima che noi operatrici le diamo fi ducia e che le diamo il<br />
tempo di raccontare, mostrando comprensione per la sua esperienza e<br />
i suoi sentimenti.<br />
Nel caso in cui la vittima si senta responsabile (colpevole) del<br />
comportamento violento del partner, è necessario farle comprendere che<br />
la responsabilità di ciò è sempre del partner. Deve anche essere chiarito<br />
alla donna che i bambini hanno un’incredibile capacità di adattamento e<br />
quindi non soffrono tanto per la separazione, quanto più per il modo in cui<br />
i genitori gestiscono la separazione. Le donne sono anche stimolate da<br />
parte nostra a ricordarsi le loro capacità in modo che possano riscoprire<br />
le proprie forze a darvi valore. Nel caso in cui la vittima dimostri paure<br />
esistenziali e timori di tipo economico, riceve da noi – eventualmente<br />
con l’aiuto di un’operatrice di assistenza economica - informazioni circa<br />
possibilità di sostegno economico e di esenzione da spese o la si mette<br />
in contatto con qualche organizzazione di ricerca lavoro. Per ridurre le<br />
insicurezze circa i propri diritti, viene offerta una consulenza giuridica<br />
gratuita. Questi sono solo alcuni dei più importanti interventi.<br />
Un ringraziamento va a tutti coloro che hanno comprensione per il<br />
fenomeno della violenza sulle donne e sui bambini perché questo è il<br />
presupposto per un cambiamento.”<br />
Silke Pfitscher, direttrice degli alloggi protetti di Bolzano.<br />
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