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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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complessità e di completezza (Bruner, 2004; Labov, 2006; Luborsky, 1990). Nonostante i<br />

ricercatori e i linguisti (Bruner, 2004; Gergen & Gergen, 1988; Luborsky & Crits- Christoph,<br />

1998) concordino, infatti, sulla struttura sequenziale del pensiero narrativo, che non può essere<br />

tradotto in una variabile categoriale e/o dicotomica, non sono ancora stati creati strumenti che<br />

permettano di misurarne la complessità lungo un continuum. Anche se necessita di ulteriori<br />

perfezionamenti e studi di attendibilità, il nostro lavoro risulta, quindi, innovativo, perché si<br />

sforza di integrare i contributi di autori differenti nella definizione e nell’operalizzazione della<br />

narrazione in una variabile continua (Singer & Bonalume, in press).<br />

L’ultimo step del Coding System for Autobiographical Memory Narratives in Psychotherapy si è<br />

dimostrato, invece, il più attendibile. È possibile che questi risultati positivi dipendano, da un<br />

lato, dalla semplicità e dall’immediatezza della descrizione dei criteri di siglatura e, dall’altro, da<br />

un bias, legato al percorso di formazione e di training comune che i giudici del nostro studio<br />

hanno seguito per apprendere a codificare i trascritti. L’affidabilità di questo step è comunque<br />

confermata dai risultati degli studi di validità convergente, ottenuti attraverso il confronto con<br />

l’analisi linguistica del software CM. Nelle nostre ipotesi, infatti, si era supposto che, rispetto alle<br />

altre sezioni dell’indagine anamnestica, un ricordo mostrasse una significativa complessità<br />

narrativa e una maggiore intensità emotiva, dal momento che è la modalità principale con la<br />

quale un individuo conosce e presenta sé stesso in un’ottica autonoetica (Wheeler et al., 1997).<br />

Secondo la letteratura più recente e la definizione di self defining memories (Singer, 2005),<br />

inoltre, ricordare un evento personale non solo riattiverebbe le emozioni dell’esperienza<br />

originaria, ma ne genererebbe di nuove (Wood & Conway, 2006). I risultati vedono raggiunto<br />

questo obiettivo: le parti di testo selezionate come ricordi presentano una maggiore<br />

articolazione narrativa e sono emotivamente più intense. Se consideriamo, come esempio,<br />

l’output del software CM relativo all’analisi computerizzata del primo colloquio del paziente 1<br />

(Figura 4.1), si può notare che, a seguito dei segmenti identificati come unità di ricordo<br />

(segmenti 33, 34, 37, 41, 42, 43, 44, 45, 46, 47, 48, 49), lo Stile Narrativo (rappresentato<br />

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