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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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2.2 Sé e memoria: dalle tradizioni psicoanalitiche classiche alle recenti<br />

definizioni di “sé autobiografico”<br />

Il concetto di memoria autobiografica attraversa tutta l’opera di Freud, a cominciare<br />

dal “Progetto di una psicologia” (Freud, 1895), dove l’autore mise in luce quello che lui<br />

stesso in seguito definì “il carattere tendenzioso della nostra memoria” (Freud, 1924; p.54).<br />

L’autore si riferiva a quei i ricordi d’infanzia dei suoi pazienti, che a suo parere, sembravano<br />

aver conservato particolari minuscoli e secondari degli eventi, ma che puntualmente<br />

tralasciavano le impressioni più importanti dell’età infantile. Freud è stato tra i primi studiosi<br />

a focalizzarsi sullo studio della veridicità dei ricordi autobiografici infantili e sulla relazione che<br />

questi potevano avere con la struttura psichica dell’individuo. L’autore definì “ricordi di<br />

copertura” (Freud, 1899) quei fenomeni di falsificazione della memoria che, come gli atti<br />

mancati (lapsus, paraprassie, dimenticanze) e gli errori volontariamente commessi nel<br />

parlare o nello scrivere, servono agli scopi della rimozione e della sostituzione delle<br />

esperienze perturbanti o spiacevoli. La visione di Freud riguardo alla memoria autobiografica<br />

enfatizzava il ruolo difensivo dei ricordi, come il risultato dello spostamento di desideri<br />

inconsci, considerati illeciti, su fatti più accettabili e contigui in senso spazio-temporale.<br />

Abbandonata l’idea che il trauma sessuale fosse la causa della nevrosi, Freud passò a una<br />

teoria costruttivista della memoria in cui pose particolare enfasi sul ruolo delle fantasie<br />

inconsce nella distorsione e/o ricostruzione dei ricordi e dei sintomi nevrotici. Nell’<br />

“Interpretazione dei sogni” (Freud, 1900) approdò alla definizione dei ricordi precoci come un<br />

fenomeno soggettivo, in cui gli eventi sono deformati sotto la pressione di desideri e pulsioni<br />

inconsce attuali. Queste intuizioni portarono Freud a concludere che i ricordi autobiografici<br />

fossero fondamentali nello sviluppo della psicopatologia: “i sintomi nevrotici non sono legati<br />

direttamente agli eventi reali, ma a fantasie desiderate e una realtà psichica molto più<br />

rilevante di quella materiale. ” (Freud, 1900; p.21). Freud sembrava riferirsi a un tipo di<br />

memoria, che oggi definiremmo implicita, cioè “l’insieme delle esperienze, delle fantasie e<br />

delle difese precoci, presimboliche e preverbali, che fondano l’inconscio e la personalità del<br />

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