LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ
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agione, i ricordi non sono sempre attendibili, ma come sottolinea Brewer (1986) “noi<br />
crediamo che i nostri ricordi siano veri anche di fronte a evidenze contrarie”(p. 34).<br />
Secondo Chair (1982, 1990), sono il linguaggio e la narrazione che influenzano<br />
maggiormente l’esattezza della riproduzione di un ricordo. L’esperienza percettiva legata a<br />
un’immagine viene immagazzinata e rappresentata mentalmente in una narrazione,<br />
attraverso un registro linguistico (Pillemer et al., 1998). In questo senso, quindi, l’imagery<br />
interagisce con il sistema del linguaggio e della narrazione nell’aumentare il grado di<br />
specificità di un ricordo. Questo aspetto dimostrerebbe, quindi, che nonostante l’imagery sia<br />
un tratto caratteristico della memoria autobiografica, tuttavia non avrebbe significato se non<br />
fosse indagata fenomenologicamente attraverso la narrazione.<br />
Nel suo modello, infatti, Rubin presta particolare interesse al linguaggio e alla<br />
narrazione, tenendoli però opportunamente distinti in due sistemi differenti (Rubin, 2003).<br />
Secondo l’autore, la narrazione può esistere indipendentemente dal linguaggio, come accade<br />
ad esempio nel mimo o nella comunicazione dei segni. Tuttavia, nell’ambito della memoria<br />
autobiografica, ragionamento narrativo e linguaggio sono strettamente correlati.<br />
I modelli teorici che studiano il linguaggio ne distinguono alcune componenti, quali la<br />
fonetica, la sintassi, la semantica e le strutture sovraordinate, come la pragmatica o la<br />
narrazione. Intuitivamente si potrebbe pensare che la sintassi e la fonetica non abbiamo<br />
alcuna relazione con l’atto del ricordare, ma in realtà alcuni studiosi sostengono che il<br />
pensiero si organizzi in parole e acceda in questo modo alla coscienza (Damasio, 1999;<br />
Carruthers, 1996; Erikcson & Simon, 1993). Quando una persona ricorda gli avvenimenti<br />
della propria vita usa un linguaggio personale e particolare, in cui immagini, parole, voci,<br />
piccole storie e credenze si mischiano, talvolta simultaneamente, talvolta diacronicamente.<br />
Per usare le parole di Vygotskij (1978), il linguaggio dei ricordi è “un linguaggio per sé” che<br />
ha tre caratteristiche principali: (a) la scarsa articolazione sintattica e fonemica, perché ricco<br />
di dettagli contestuali impliciti; (b) la semantica, cioè il senso prevale sul significato, la frase<br />
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