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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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ase della natura costruttiva del dialogo terapeutico, rende un individuo autore della propria<br />

storia e capace di riflettere e attribuire un senso agli eventi. Secondo il “Modello del Processo<br />

Narrativo” (Angus et al., 1999) tutte le terapie di successo implicano l’elaborazione dei ricordi<br />

e la trasformazione della storia di vita del paziente (Angus & Hardtke, 1994; Angus, Levitt &<br />

Hardtke, 1996, 1999; Angus, Lewin, Bouffard, & Rotondi–Trevisan, 2004). Il cambiamento<br />

terapeutico è visto come una presa di consapevolezza dei propri sentimenti ed emozioni<br />

legate a eventi specifici della vita, al fine di modificare le rappresentazioni di sé e degli altri.<br />

2.5 Il modello di riferimento: il paradigma delle “self defining memories”<br />

Negli ultimi decenni, si è diffuso un approccio empirico che indaga la relazione tra<br />

memoria autobiografica e sé in ambito clinico, prendendo spunto dall’organizzazione<br />

sistematica della memoria, proposta dal modello Self Memory System (SMS) di Conway e<br />

Pleydell-Pearce (2000), dalla teoria degli script affettivi di Tomkins (1979, 1987) e dai<br />

contributi degli approcci socio-costruttivisti e narrativi (McAdams, 2001; Nelson & Fivush,<br />

2004). Secondo questo modello, i ricordi autobiografici che nascono dal complesso sistema<br />

del SMS, sono definiti “self defining memory” (SDM) (Blagov & Singer, 2004; Moffitt &<br />

Singer, 1994; Moffitt, Singer, Nelligan & Carlson, 1994; Singer, 1995, 1997, 1998, 2001;<br />

Singer & Moffitt, 1991; Singer & Salovey, 1993, 1996; McLean & Thorne, 2003; Sutin &<br />

Robins, 2005; Thorne & McLean, 2001; Thorne, McLean & Lawrence, 2004; Conway, Singer,<br />

Tagini, 2004). Le self defining memories sono il risultato dell’interazione tra i personal scripts<br />

(Tomkins, 1979; Demorest, 1995), considerati da Conway e Pleydell-Pearce (2000) parte<br />

importante del conceptual self del SMS, e i ricordi contenuti nel magazzino della memoria<br />

autobiografica. Secondo Tomkins (1979, 1987), ciascuno di noi organizzerebbe le proprie<br />

esperienze personali in “script”, cioè in rappresentazioni affettivo - cognitive, formate di<br />

sequenze narrative (“scene”) di emozioni, azioni ed effetti di un determinato evento. Le self<br />

defining memories sarebbero le espressioni fenomenologiche, in forma narrativa e mnestica,<br />

di questi script: sono, infatti, ricordi personali altamente significativi, che evocano emozioni<br />

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