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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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“meaning making” (Singer & Bluck, 2001), contenuto (Pillemer, Rhinehart & White, 1986;<br />

Luborsky, 1990; Thorne & Michaelieu, 1996; Thorne & McLean, 2001) e tono e intensità<br />

emotiva (Sutin & Robins, 2005; Wood & Conway, 2006; Williams et al, 2007) favorirebbe una<br />

comprensione multidimensionale e olistica del soggetto, perché strettamente e diversamente<br />

associati ai pattern ripetitivi di temi, emozioni e rappresentazioni di sé, che descrivono i tratti<br />

stabili della personalità (Singer, 2005). Oltre alla spontaneità del ricordo, questi autori<br />

rivalutano, quindi, anche la sua qualità narrativa. Rimane, tuttavia, da comprendere quando,<br />

nel colloquio clinico, una narrazione autobiografica generale si organizzi in un ricordo<br />

spontaneo con una chiara struttura narrativa e una funzione specifica nella definizione di sé.<br />

Noi costruiamo continuamente le rappresentazioni che abbiamo di noi stessi e lo facciamo in<br />

base ai ricordi che abbiamo del nostro passato e alle paure e i desideri riguardo al futuro<br />

(Singer, 1990; Moffitt & Singer, 1994;Conway & Pleydell-Pearce, 2000; Conway et al., 2004).<br />

Sono i ricordi autobiografici, però, più di generiche narrazioni, che ci aiutano a cogliere<br />

l’intensità affettiva, la vividezza, la ripetizione di conflitti irrisolti o di pattern di regolazione<br />

emotiva (Singer, 2005). All’interno dei modelli teorici, che sottolineano l’importanza<br />

dell’emozione spontanea e della narrazione dei ricordi autobiografici in psicologia clinica, il<br />

nostro lavoro intende proporre una nuova prospettiva che fa del ricordo autobiografico, e<br />

non della narrazione generica, l’unità di analisi specifica per la valutazione diagnostica del sé<br />

e del funzionamento emotivo e relazionale della personalità del soggetto. Se la narrazione<br />

dei ricordi autobiografici può avere un’utilità diagnostica, il primo passo è sviluppare e<br />

dimostrare l’affidabilità di un metodo sistematico per l’identificazione e la categorizzazione<br />

dei ricordi nel corso dei colloqui di assessment.<br />

Dal momento che non sono descritti in letteratura metodi che si concentrino sulle unità<br />

specifiche di ricordo autobiografico nel colloquio e permettano di codificarne le<br />

caratteristiche, il primo obiettivo del lavoro che presenteremo è, quindi, la validazione di un<br />

protocollo attendibile per la misurazione delle dimensioni dei ricordi, narrati spontaneamente<br />

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