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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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cercare di costruire un’immagine complessiva del funzionamento di un soggetto è necessario<br />

orientarsi a una visione multidimensionale e multistrumentale in cui lo strumento di elezione<br />

è il colloquio clinico (McWillians, 1999). Studiosi del linguaggio (Gee, 1985) e del processo<br />

terapeutico (Angus et al., 1999) sottolineano che, nel contesto co-costruttivo e interattivo del<br />

dialogo clinico, è la struttura narrativa del ricordo autobiografico, indotto e/o<br />

spontaneamente revocato, che esprime realmente la complessità del processo ricostruttivo<br />

della propria esperienza (McAdams, 1993). Nel colloquio clinico, sarebbero, quindi, la<br />

spontaneità e la narrazione dei ricordi specifici di eventi particolarmente rilevanti nella storia<br />

di vita del paziente che permetterebbero di identificare strutture affettive sovraordinate che<br />

organizzano e caratterizzano le relazioni oggettuali e le caratteristiche di personalità<br />

(McAdams & Pals, 2006; Singer, 2005, 2006). I ricordi, evocati nel contesto relazionale del<br />

colloquio, rappresenterebbero degli “emotional handles” o dei ”touchstones” (Greenberg,<br />

2002; Bucci, 1995) che rimandano paziente e clinico a temi relazionali importanti e/o<br />

conflittuali della personalità.<br />

Solo a partire dagli anni ’90, si è fatto strada, quindi, un nuovo modo di fare ricerca sulla<br />

memoria autobiografica in ambito clinico, ispirato alle definizioni di self defining memories<br />

(Singer & Moffit, 1991; Singer & Salovey, 1993; Singer, 1995), in cui viene chiesto ai<br />

soggetti di narrare spontaneamente ricordi di eventi che ritengono importanti nella loro vita e<br />

per la definizione della loro personalità (Singer & Blagov, 2002). Singer e i suoi colleghi<br />

(Singer & Singer, 1992; Singer & Salovey, 1993; Singer, 2004a, 2004b; Singer et al., 2008)<br />

hanno dimostrato che è l’analisi di queste self-defining memories, spontaneamente evocate<br />

dai pazienti nel corso dei colloqui, che può fornire informazioni rilevanti riguardo al<br />

funzionamento di personalità del paziente per la formulazione del caso e la scelta<br />

dell’indicazione al trattamento (Singer et al., 2008). Secondo questi autori, inoltre, la<br />

scomposizione del costrutto nelle sue dimensioni fenomenologiche di narrazione, specificità<br />

(Williams, 1996; Pillemer, 2001; Singer, 2004a, 2004b; Wood & Conway, 2006), integrazione o<br />

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