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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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dal “remembering self”, ossia la parte soggettiva del sé che nasce dalle esperienze<br />

spontaneee implicite dell’individuo. Barclay (1993), come Neisser e altri autori (Baddeley,<br />

1990; Brewer, 1996; Fivush, 2001) pensa, quindi, alla memoria come “l’espressione<br />

fenomenica del sé”, una sorta di oggettivazione dell’esperienza di sé che deriva dalla<br />

percezione della realtà fisica e sociale. Il sé è causa e poi conseguenza dell’attività percettiva<br />

e ricostruttiva della mente (Barclay, 1993). Barclay (1996) ha proposto una schematizzazione<br />

della memoria autobiografica, ispirata alle teorie ricostruttive di Bartlett (1932), in cui pone<br />

particolare attenzione anche al ruolo delle emozioni e delle relazioni interpersonali nella<br />

costruzione e nell’integrazione delle esperienze di vita che diventano poi ricordi<br />

autobiografici. Secondo l’autore (Barclay 1994), il ricordo autobiografico sarebbe una sorta di<br />

“improvvisazione continua” in cui si ripresentano ogni volta dei “protosè”, cioè delle<br />

rappresentazioni di sé momentanee, legate alla situazione e alle emozioni del momento.<br />

Questo modello di memoria si basa su una visione dinamica dell’interazione continua tra<br />

ricordi autobiografici e sé: “i proto sé” non sarebbero altro che forme temporanee e in<br />

continuo mutamento del concetto di “remembered self”, teorizzato da Neisser (1988) 7 . Il sé<br />

non esiste se non legato ai processi cognitivi, percettivi e interpersonali della memoria: il<br />

ricordare è un processo adattivo in cui la costruzione e la ricostruzione del passato servono a<br />

soddisfare i bisogni e le motivazioni attuali. La rivisitazione del pensiero di Neisser, operata<br />

da Barclay (1996), è in linea con le teorizzazioni socio-interazioniste e socio-costruttiviste che<br />

descriveremo nel prossimo paragrafo.<br />

In seguito alle teorizzazioni di Neisser, altri autori in ambito cognitivo hanno ribadito il ruolo<br />

della definizione di sé nello sviluppo e nell’organizzazione della memoria. I risultati dello<br />

studio neurobiologico e cognitivo della memoria e delle ricerche sulla personalità sono stati<br />

integrati per costruire modelli più complessi. Conway i i suoi colleghi (2004), ad esempio,<br />

sono stati i primi a proporre un modello cognitivo per la memoria autobiografica che rivaluta<br />

7 Barclay parla infatti di “remembered selves in making” (Barclay, 1993, p.70)<br />

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