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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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Anche Alfred Adler (1931, 1937) prima di Spence (1982) ruppe con l’idea dei ricordi di<br />

copertura di Freud, per focalizzare l’attenzione ai contenuti espliciti dei ricordi, che, a suo<br />

parere rivelavano i temi centrali delle rappresentazione che il soggetto ha del mondo e di se<br />

stesso. Invece che indagare i fattori patologici dei ricordi, Adler (1931) ha analizzato le<br />

funzioni adattive della memoria autobiografica, intesa come “la storia che ciascuno ripete a<br />

se stesso per rassicurarsi, per mantenere focalizzata l’attenzione sui propri obiettivi e per<br />

prepararsi al futuro attraverso le esperienze del passato con un stile di azione coerente”<br />

(1931, p.73). Questa posizione è rilevante per due motivi: da un lato, sottolinea la funzione<br />

preconscia dei ricordi autobiografici nel rinforzare le rappresentazioni di sè; dall’altro,<br />

trasforma il ricordo in uno strumento proiettivo per l’analisi e la valutazione delle<br />

rappresentazioni del soggetto, dal momento che il materiale manifesto diventa significativo<br />

anche senza l’uso delle libere associazioni. Secondo Adler (1931), i ricordi autobiografici sono<br />

la chiave per comprendere la personalità, perché riflettono le pulsioni e le tensioni<br />

dell’individuo.<br />

Con l’evolversi delle prospettive psicoanalitiche verso le teorie della psicologia dell’Io e delle<br />

relazioni oggettuali, l’interesse nei confronti dei ricordi in relazione al “carattere” (Langs,<br />

1965a) e alla definizione delle rappresentazioni oggettuali (Mayman, 1968) è enormemente<br />

cresciuto. Saul, Snyder e Sheppard (1956) paragonarono i ricordi ai sogni, poiché entrambi<br />

sono influenzati e regolati dalle stesse forze; tuttavia, secondo questi autori, i ricordi sono<br />

molto più potenti nel comprendere il funzionamento del sé perché “sono specifici, peculiari e<br />

caratteristici di ogni individuo; in più rivelano probabilmente in modo molto più chiaro di ogni<br />

altro dato psicologico il nucleo della struttura psicodinamica, le motivazioni principali, la<br />

presenza di nevrosi e di disturbi emotivi ”(Saul et al., 1956, p.229). Interfacciandosi sia alla<br />

psicologia dell’Io sia alla teoria delle relazioni oggettuali, Mayman (1968) individuò i ricordi<br />

precoci come il fattore principale nella creazione e nel mantenimento delle rappresentazioni<br />

di sé e degli altri:<br />

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