LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ
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eventi temporalmente limitati e/o della durata di mesi, settimane o giorni. Si tratta di<br />
conoscenze autobiografiche più specifiche e allo stesso tempo più eterogenee, che in<br />
precedenza Robinson (1986) aveva definito “mini-storie”; spesso coincidono con “la prima<br />
volta” di una qualsiasi esperienza personale. Infine gli “eventi specifici”, codificati a un grado<br />
inferiore della gerarchia, si riferiscono ad attimi della durata di secondi, minuti o ore, cioè ad<br />
episodi che assumono qualità uniche, specifiche e dettagliate (“event-specific knowledge”).<br />
Ogni livello della struttura gerarchica della conoscenza autobiografica ha una specifica<br />
funzione nell’organizzazione coerente della memoria. Secondo Conway (2005) gli eventi<br />
generici strutturano spontaneamente la memoria autobiografica: quando si chiede, ad<br />
esempio, ad un individuo di raccontare un’esperienza del passato, solitamente la persona<br />
preferisce descriverla in modo generico. Già Linton (1986) aveva sottolineato che ad un anno<br />
di distanza da un evento, il ricordo perde di dettagli caratterizzanti e i processi successivi di<br />
reiterazione lo trasformerebbero naturalmente in un evento generico. Il livello intermedio<br />
della gerarchia, rappresenta, invece, l’ossatura della memoria in quanto, pur non<br />
comunicando aspetti rilevanti della nostra autobiografia, organizza le conoscenze generiche e<br />
specifiche favorendone il recupero.<br />
Secondo il modello SMS (Conway & Pleydell-Pearce, 2000), working self e autobiographical<br />
memory knowledge base interagiscono tra loro nei processi di recupero dei ricordi,<br />
attraverso l’attivazione di un engramma ad opera di un cue interno o esterno. Quando uno<br />
stimolo attiva il bagaglio di conoscenze autobiografiche, queste diventano disponibili a<br />
processi di controllo e di valutazione del working self. Inizialmente affiorano alla mente indizi<br />
generali, seguiti da pause; poi successivamente sono recuperati altri nuovi dati fino ad<br />
arrivare alla rievocazione di un ricordo specifico (generative retrieval). Questo modello<br />
iterativo di costruzione del ricordo giunge, dunque, alla formazione di memorie specifiche<br />
attraverso cicli di ricerca, valutazione ed elaborazione dell’indizio. È anche possibile che uno<br />
stimolo produca l’immediata attivazione di un ricordo altamente specifico (“direct retrieval”);<br />
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