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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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narrativa e di una life story. La capacità di integrare i propri ricordi richiede, infatti, abilità di<br />

regolazione, comunicazione ed espressione affettiva (Fleming & Robinson, 2003; Janoff-<br />

Bulman, 1992; Neimeyer, 2006; Parkes & Weiss, 1983). In campioni di soggetti non clinici, si<br />

è dimostrato che esiste una correlazione significativa tra il numero di ricordi integrati e<br />

caratteristiche di personalità, quali l’apertura alle nuove esperienze o l’equilibrio tra<br />

introversione-estroversione (Pasupathi, Staudinger & Baltes, 2001; Staudinger, 2001;<br />

Staudinger, Lopez & Baltes, 1997). La capacità di dare un senso alle proprie self defining<br />

memories e di integrarle è, inoltre, predittiva del grado di autostima (Debats, Drost &<br />

Hansen, 1995), del livello di conflittualità tra coniugi (Bauer & Bonanno, 2001), del senso di<br />

benessere e della qualità di vita (King, Scollon, Ramsey & May, 2000). L’abilità di apprendere<br />

dalle esperienze relazionali e di integrarle nel proprio sé è correlata con elevati livelli di<br />

maturità socio-cognitiva e di abilità di adattamento (Blagov & Singer, 2004). A partire dai<br />

risultati empirici con campioni non clinici, questi ricercatori si sono discostati dal contesto<br />

della psicologia applicata e dello studio della memoria in laboratorio per indagare in modo<br />

naturalistico la modalità con cui un paziente evoca spontaneamente i propri ricordi<br />

nell’interazione con il clinico. Hanno, quindi, operazionalizzato le componenti descrittive delle<br />

self defining memories, come la struttura narrativa, la specificità, i temi, il tono e l’intensità<br />

emotiva e l’integrazione e hanno proposto alcune griglie di codifica e analisi dei ricordi<br />

spontaneamente evocati durante i colloqui (Singer & Moffitt, 1991; Singer & Blagov, 2002;<br />

Thorne & McLean, 2001). Secondo questa prospettiva, infatti, le dimensioni fenomenologiche<br />

del ricordo funzionano in modo interattivo nella regolazione delle emozioni e nella definizione<br />

di un significato delle esperienze in relazione al sé (Blagov & Singer, 2004). Hanno ipotizzato,<br />

inoltre, che le caratteristiche dell’interazione tra le dimensioni delle self defining memories<br />

siano buoni indicatori della qualità del funzionamento del sé e/o della maturità socio-<br />

cognitiva del soggetto anche in contesti clinici (Singer & Blagov, 2004).<br />

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