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LA NARRAZIONE AUTOBIOGRAFICA E IL FUNZIONAMENTO DEL SÉ

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- per lo step 3, si suppone che l’intensità emotiva del parlato, cioè la proporzione di<br />

parole emotive positive e negative nel testo, sia significativamente maggiore nelle unità<br />

narrative codificate come “ricordo autobiografico” rispetto a quelle che non lo sono<br />

(“narrazioni non autobiografiche” e “narrazioni di eventi recenti”). Secondo Singer (2005),<br />

infatti, le self-defining memories che emergono nel colloquio clinico si contraddistinguono per<br />

l’elevata intensità emotiva: quando un individuo rievoca un evento rilevante per la sua vita<br />

personale spesso ricorda le emozioni provate al momento dell’evento stesso.<br />

3.2.2 Lo studio delle dimensioni del ricordo autobiografico<br />

Definito il metodo per la raccolta e la codifica dei ricordi, obiettivo successivo sarà<br />

descrivere le caratteristiche dei ricordi autobiografici nei soggetti clinici selezionati. Come<br />

sottolineato nel primo capitolo, a partire dal modello multicomponenziale proposto da Rubin<br />

(2005), molti altri autori hanno proposto di scomporre il concetto globale della memoria<br />

autobiografica, così ampio e limitato a caratterizzazioni descrittive generali, nelle sue maggiori<br />

componenti fenomenologiche, in modo che possano essere misurate e indagate empiricamente.<br />

(Blagov & Singer, 2004; Sutin & Rubin, 2005; Conway et al., 2004). Negli ultimi decenni, gli<br />

autori del modello delle self-defining memories hanno dimostrato empiricamente l’utilità,<br />

l’attendibilità e l’affidabilità dello studio combinato delle dimensioni descrittive di specificità,<br />

integrazione o “meaning making”, contenuto, tono e intensità emotiva dei ricordi autobiografici<br />

nella valutazione del funzionamento del sé (Singer & Salovey, 1993, 1996; Singer, 1990, 1995,<br />

1996, 1997, 1998, 2001, 2004a, 2004b, 2005, 2006; Singer & Moffitt, 1991; Singer & Bluck,<br />

2001, Wood & Conway, 2006; Thorne & Michaelieu, 1996; Thorne & McLean, 2001; Williams<br />

et al, 2007; Singer et al, 2008). Come descritto nel secondo capitolo, il valore aggiunto del<br />

paradigma delle self defining memories è quello di proporre un sistema multidimensionale<br />

operazionalizzato, attraverso il quale studiare specificatamente la relazione tra memoria<br />

autobiografica e sé, per poi allargare l’indagine esplorativa verso un costrutto molto più ampio<br />

quale quello della personalità.<br />

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