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Il Libro del Centenario - Circolo Canottieri Irno ASD

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<strong>Circolo</strong> <strong>Canottieri</strong> <strong>Irno</strong> 1910•2010 100 anni di passione<br />

Nel novembre <strong>del</strong> 1911, il Vate, evocando la fi gura <strong>del</strong> marinaio salernitano<br />

Giovanni De Filippis, primo caduto nello sbarco a Bengasi,<br />

durante la guerra italo-turca, dedicò un inno a Salerno nella<br />

Canzone dei Trofei.<br />

All’indomani <strong>del</strong>la pubblicazione <strong>del</strong>l’ ode, Pietro Pellegrino, a<br />

nome <strong>del</strong> Club Nautico Salerno, inviò al poeta un telegramma di<br />

saluto redatto dall’esteta e sognatore vice-presidente “Pachico”<br />

Gomez de Téharan.<br />

Poiché l’archivio sociale andrà distrutto a seguito di un incendio,<br />

sarà Euno Poggiani, vecchio socio, a tentare di ricordare a memoria<br />

il testo <strong>del</strong> saluto<br />

“La grande fi accola da Voi raccolta ed agitata ha illuminato di barbagli<br />

fosforescenti la dolce nostra marina. Interpreti dei sentimenti degli<br />

uomini di mare, noi vi gridiamo, poeta immaginifi co e possente il saluto<br />

alla voce : Hip, Hip, Urrah “<br />

1911- il 63° Reggimento di Fanteria di stanza a Salerno in partenza per la Libia.<br />

A sinistra,in fondo, lo chalet <strong>del</strong> Club Nautico Salerno<br />

E Gabriele d’Annunzio da Arcachon così rispose telegrafi camente:<br />

“Velis remisque remis ventisque”<br />

<strong>Il</strong> telegramma, come racconta il giornalista Nino Gallo su “<strong>Il</strong> Tempo”<br />

<strong>del</strong> giugno 1963, arrivò con un errore di trasmissione, un “semis”<br />

al posto di “remis”. Ciò tenne occupate le menti dei migliori<br />

latinisti di Salerno, convocati dal Presidente Pellegrino perché ne<br />

dessero una chiara lettura, dal momento che non si poteva ipotizzare<br />

un errore in un testo dannunziano.<br />

Qualcuno suggerì che il “semis” potesse rappresentare una voce latino-arcaica<br />

post-alessandrina che stava per “semel ”. Anche così,<br />

però, il testo non era per niente comprensibile. Poi uno dei meno<br />

blasonati fra i letterati presenti si permise ricordare che il motto<br />

poteva riprendere il noto frequentativo latino “Velis remisque remis<br />

ventisque”.<br />

Ciò spiegava tutto, il testo era fi nalmente chiaro e da quel momento<br />

il motto dannunziano diventava il motto dei canottieri salernitani.<br />

Nel frattempo i giovani atleti continuavano, con tanto entusiasmo<br />

ma sempre da soli, a dedicarsi allo sport <strong>del</strong> remo. La nuova disciplina<br />

presentava enormi diffi coltà e stentava a decollare per la<br />

poca conoscenza <strong>del</strong>la tecnica remiera.<br />

Poi giunse a Salerno il primo allenatore accolto in sede con tutti<br />

gli onori dal Presidente . Quale fosse il suo vero nome e da dove<br />

venisse non si sa. Lo si chiamava Sauro e basta. Sembra che negli<br />

anni 50, già abbastanza vecchio, sia stato allenatore <strong>del</strong> <strong>Circolo</strong> <strong>Canottieri</strong><br />

Palermo.<br />

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