Il Libro del Centenario - Circolo Canottieri Irno ASD
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<strong>Circolo</strong> <strong>Canottieri</strong> <strong>Irno</strong> 1910•2010 100 anni di passione<br />
va per commesse di guerra, riusciva ancora ad ottenere qualcosa,<br />
persino scalmi in bronzo, appositamente fusi, timoni ed altra minuteria.<br />
Ma era impossibile aff rontare grossi interventi per i quali<br />
si sarebbe dovuto contattare i pochi specializzati cantieri, tutti in<br />
Toscana.<br />
Diffi coltà nei trasporti limitavano i movimenti <strong>del</strong> nostro sodalizio,<br />
così come quelli di tutti i circoli italiani,<br />
Allora non esistevano i carrelli porta - imbarcazioni agganciati a<br />
pulmini né era facile il trasporto su gomma a causa <strong>del</strong>le limitazioni<br />
poste all’uso <strong>del</strong> carburante.<br />
Per i trasporti i circoli avevano in dotazione grosse casse di legno,<br />
di varia misura, nelle quali imballavano le imbarcazioni da inviare<br />
sui campi di gara a mezzo ferrovia. Partecipare ad una remiera signifi<br />
cava fare uno “sfratto di casa”.<br />
Ma era necessario non pesare eccessivamente sul sistema ferroviario.<br />
Le Ferrovie, dovendo innanzi tutto assolvere, con priorità,<br />
i maggiori oneri derivanti dalla guerra, avevano emanato norme<br />
restrittive che rendevano oltremodo complicato il traffi co <strong>del</strong>le<br />
merci e dei materiali non necessari alla guerra né alla alimentazione<br />
<strong>del</strong>la Nazione.<br />
Tutto il resto subiva, naturalmente, enormi ritardi rimanendo<br />
bloccato per giornate intere nelle varie stazioni.<br />
La Direzione Generale <strong>del</strong>le Ferrovie, su disposizione <strong>del</strong> Ministero<br />
<strong>del</strong>le Comunicazioni, aveva studiato il problema con la Federazione<br />
di Canottaggio, fi ssando, di volta in volta, degli itinerari<br />
obbligati per far arrivare le casse contenenti le imbarcazioni<br />
ad alcuni centri ferroviari. Qui venivano caricate su vagoni da far<br />
partire con orari preordinati in modo da riunirle via via durante<br />
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il viaggio fi no a farle giungere tutte insieme sul luogo scelto per<br />
lo svolgimento <strong>del</strong>le gare. Per avere una barca sui campi di gara<br />
occorrevano giorni.<br />
Anche per gli allenamenti si andava incontro a serie diffi coltà. A<br />
Salerno, per motivi bellici, l’accesso al bacino portuale era stato<br />
sbarrato da catene tenute a mezz’acqua da bidoni vuoti. Ogni qualvolta<br />
si voleva uscire dal bacino, un componente <strong>del</strong>l’equipaggio<br />
doveva scendere in acqua e sollevare la catena consentendo alla<br />
imbarcazione di passarvi al disotto con un perfetto “fi la remi”. Al<br />
rientro in porto era necessario ripetere l’ operazione e questa volta<br />
era un altro ad eseguire la manovra. Fare tutto ciò in pieno inverno<br />
non era piacevole e fortunato era colui che veniva scelto per<br />
eseguire la manovra al rientro, perché subito dopo poteva fare una<br />
doccia calda.<br />
In cosa consisteva, a quei tempi, la doccia calda?<br />
<strong>Il</strong> custode metteva acqua riscaldata a legna in un bidone sollevato<br />
da terra sotto il quale si poneva l’atleta. Manovrando un rubinetto<br />
ne fuoriusciva l’ acqua.<br />
In estate i servizi si semplifi cavano! Era stato installato, in banchina,<br />
nell’angolo fra i due corpi di fabbrica- il centrale e quello<br />
a ponente- un bidone poggiato su due staff e, scoperto e con un<br />
rubinetto nella parte inferiore. L’acqua contenuta nel bidone, si<br />
riscaldava al sole e l’atleta poteva utilizzarla per la doccia.<br />
Questi erano i servizi <strong>del</strong> <strong>Circolo</strong> negli anni quaranta. Cosa direbbero<br />
o farebbero gli atleti di oggi?<br />
La guerra avrebbe completamente bloccata l’attività remiera.