09.05.2013 Views

Immersioni aperte in dimensione infinita - Dipartimento di Matematica

Immersioni aperte in dimensione infinita - Dipartimento di Matematica

Immersioni aperte in dimensione infinita - Dipartimento di Matematica

SHOW MORE
SHOW LESS

Create successful ePaper yourself

Turn your PDF publications into a flip-book with our unique Google optimized e-Paper software.

100 Mappe <strong>di</strong> Fredholm: teoria non l<strong>in</strong>eare<br />

Dimostrazione. Sia C un chiuso <strong>in</strong> X e sia (xh) una successione <strong>in</strong> C con f(xh) convergente ad y<br />

<strong>in</strong> Y . Allora xh appartiene alla controimmag<strong>in</strong>e attraverso f del compatto {f(xh)}h∈N ∪ {y}. A<br />

meno <strong>di</strong> una sottosuccessione, (xh) è convergente a x ∈ C, essendo C chiuso <strong>in</strong> X. Dalla cont<strong>in</strong>uità<br />

<strong>di</strong> f segue f(x) = y, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> y ∈ f(C).<br />

Osservazione E.8. Se X, Y sono spazi topologici, X <strong>di</strong> Hausdorff, f : X → Y è una applicazione<br />

cont<strong>in</strong>ua propria e F ⊂ X è un chiuso, allora f|F : F → Y è propria. Infatti, posto K ⊂ Y un<br />

sotto<strong>in</strong>sieme compatto, f −1 (K) ⊂ X è un compatto, dunque, essendo X separato, f −1 (K) è un<br />

chiuso e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> C := f −1 (K) ∩ F ⊂ X è un chiuso <strong>di</strong> X dunque è chiuso <strong>in</strong> f −1 (K). D’altra<br />

parte C ⊂ f −1 (K), quest’ultimo essendo compatto, dunque C è compatto <strong>in</strong> f −1 (K), e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> C è<br />

compatto <strong>in</strong> X. Segue che C è compatto <strong>in</strong> F e qu<strong>in</strong><strong>di</strong> f|F : F → Y è propria.<br />

Osservazione E.9. In particolare, se X = Y = R, una funzione cont<strong>in</strong>ua f : R → R non è propria<br />

se esiste un compatto K ⊂ R per cui l’immag<strong>in</strong>e <strong>in</strong>versa f −1 (K) non sia compatta <strong>in</strong> R, se e solo se<br />

esiste una successione <strong>di</strong> punti (xn) <strong>in</strong> R con limn→∞ xn = ∞ tale che f(xn) non sia <strong>di</strong>vergente.<br />

Si osservi che, se <strong>in</strong> più f è limitata, allora ogni successione <strong>di</strong> punti nell’immag<strong>in</strong>e <strong>di</strong> f è limitata,<br />

dunque ogni funzione cont<strong>in</strong>ua limitata f : R → R non può essere propria. Oppure, preso come<br />

compatto K la chiusura dell’immag<strong>in</strong>e <strong>di</strong> f, se il dom<strong>in</strong>io <strong>di</strong> f non è limitato allora la preimmag<strong>in</strong>e<br />

f −1 (K) non è compatta. Questo fenomeno non si presenta <strong>in</strong> <strong><strong>di</strong>mensione</strong> <strong>in</strong>f<strong>in</strong>ita, <strong>in</strong>fatti, come si<br />

è osservato nella sezione 2.2, non c’è alcuna ostruzione aff<strong>in</strong>ché una mappe limitata sia propria.<br />

Teorema E.10. Una mappa <strong>di</strong> Fredholm è localmente propria. Precisamente, se f : M → N è<br />

una mappa <strong>di</strong> Fredholm e x ∈ M, allora esiste un <strong>in</strong>torno chiuso Ux <strong>di</strong> x tale che f|Ux : Ux → N è<br />

propria.<br />

Dimostrazione. Proviamo dapprima l’enunciato nel caso particolare <strong>in</strong> cui M ed N siano spazi<br />

<strong>di</strong> Banach E ed E ′ rispettivamente, essendo f : E → E ′ una generica (i.e., non necessariamente<br />

l<strong>in</strong>eare) mappa <strong>di</strong> Fredholm. Sia x0 <strong>in</strong> E, dfx0 : E → E′ . Siccome <strong>di</strong>m ker dfx0 < ∞, E può essere<br />

scritto nella forma E1×ker dfx0 , E1 spazio <strong>di</strong> Banach e x0 = (p0, q0), p0 ∈ E1, q0 ∈ ker dfx0 . In<strong>di</strong>cata<br />

con D1f(x0) la derivata parziale <strong>di</strong> f rispetto alla prima variabile nel punto x0, si ha che<br />

D 1f(x0) = df x0 | E1 : E1 → E ′ .<br />

Inoltre (i) D 1f(x0): E1 → E ′ è <strong>in</strong>iettivo e (ii) rk D1f(x0) = rk (df0) è un sottospazio chiuso <strong>di</strong> E ′ .<br />

Per il teorema della funzione implicita esiste qu<strong>in</strong><strong>di</strong> un <strong>in</strong>torno D1×D2 <strong>di</strong> (p0, q0) <strong>in</strong> E1×ker D 1f(x0)<br />

tale che D2 è compatto e, se q ∈ D2, allora f ristretta a D1×{q} è un omeomorfismo (<strong>di</strong>fferenziabile)<br />

con l’immag<strong>in</strong>e.<br />

Sia (xi) = (pi, qi)i una successione <strong>di</strong> punti <strong>di</strong> D1×D2 appartenente alla preimmag<strong>in</strong>e (me<strong>di</strong>ante<br />

f) <strong>di</strong> un qualche compatto. Basterà <strong>di</strong>mostrare che (xi) ammette una successione estratta convergente<br />

<strong>in</strong> D1 × D2. Innanzitutto, a meno <strong>di</strong> passare ad una sottosuccessione, esiste y = limi f(xi),<br />

<strong>in</strong>oltre siccome D2 è compatto, a meno <strong>di</strong> passare ad una sottosuccessione si può assumere che<br />

qi → q, da cui, per la cont<strong>in</strong>uità <strong>di</strong> f, f(pi, q) → y. D’altra parte f ristretta a D1 × {q} è un<br />

omeomorfismo con l’immag<strong>in</strong>e, qu<strong>in</strong><strong>di</strong> da f(pi, q) → y segue che pi → p ed il teorema è provato <strong>in</strong><br />

questo caso.<br />

Nel caso generale <strong>in</strong> cui M ed N siano varietà <strong>di</strong> Banach la tesi segue imme<strong>di</strong>atamente considerando<br />

l’espressione locale <strong>di</strong> f nelle carte coord<strong>in</strong>ate <strong>di</strong> M ed N.<br />

IMMERSIONI APERTE IN DIMENSIONE INFINITA

Hooray! Your file is uploaded and ready to be published.

Saved successfully!

Ooh no, something went wrong!