Allegato Vol.01 - 1,5 Mb - Comune di Falconara Marittima
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MARCHINGEGNO<br />
VILLAGGIO GLOBALE INTERNATIONAL<br />
costruzioni: "spiazzi" (e non ancora piazze) degli anni '60 e '70 che godevano al contorno <strong>di</strong><br />
un'area vasta <strong>di</strong> campagna che ancora poteva popolarsi <strong>di</strong> gente inurbata e che perciò era,<br />
nell'immaginario collettivo, carico <strong>di</strong> attese e <strong>di</strong> progetti.<br />
L’identità dei borghi originari sopravvive solo nelle abitu<strong>di</strong>ni e nelle memorie degli<br />
anziani; la città vera, la città vissuta, è proprio questa metropoli <strong>di</strong>ffusa con caratteri <strong>di</strong><br />
periferia.<br />
Ma ai giu<strong>di</strong>zi negativi <strong>di</strong> uniformità e povertà formale che generalmente<br />
accompagnano il termine periferia, è doveroso sostituire una lettura più attenta agli scarti<br />
<strong>di</strong> significato che la periferia stessa produce. Scrive al proposito Paolo Desideri 5 : “Le città<br />
senza autore sono le città della gente, costruite nell’immaginario comune, governate dai bisogni<br />
<strong>di</strong>retti <strong>di</strong> chi la vive e in cui si sta realizzando lo scar<strong>di</strong>namento del senso “comune” della cultura.”<br />
E’ questo un punto <strong>di</strong> vista <strong>di</strong>verso, ma che certamente non può non far riflettere.<br />
D’altra parte molte città nel mondo si sviluppano e si accrescono al <strong>di</strong> fuori della<br />
governabilità istituzionale, in modo spontaneo ed autorappresentativo, spesso in assenza<br />
anche <strong>di</strong> progetto architettonico.<br />
Fatto è, come afferma lo stesso Desideri, che la cultura urbana espressa dalla cultura<br />
del moderno, basata su una proclamata fiducia nel progresso dell'industrializzazione 6 , è<br />
ormai ampiamente superata nei fatti: le popolazioni non si riconoscono più nei capisal<strong>di</strong> <strong>di</strong><br />
quell’immaginario collettivo legato alla cultura della città-metropoli così come era stata<br />
concepita dal movimento moderno. Al contrario, ciò che oggi è messo in <strong>di</strong>scussione della<br />
città moderna è proprio il suo essere sede <strong>di</strong> una progettualità comune, ovvero il suo essere<br />
“prima Civitas e solo conseguentemente Urbs” 7 .<br />
Le domande sono quin<strong>di</strong> a monte, nelle aspettative della gente.<br />
E’ possibile oggi parlare ancora <strong>di</strong> “civitas”? Esiste ancora una qualche forma <strong>di</strong><br />
progetto comune? Esistono delle aspettative con<strong>di</strong>vise? Esiste, e a maggior ragione in una<br />
società marcatamente multietnica, la richiesta <strong>di</strong> una comune identità?<br />
Di fatto si può affermare, e la moderna antropologia ce lo conferma 8 , che non una ma<br />
tante civitas abitano il nostro territorio: in primo luogo i consumatori, poi i lavoratori, i<br />
pendolari, i viaggiatori, gli studenti, gli sportivi, e così via.<br />
Nessuna <strong>di</strong> queste società risulta ra<strong>di</strong>cata e ra<strong>di</strong>cabile in una urbs, ovvero in un luogo<br />
fisico univoco, dotato <strong>di</strong> una precisa identità formale e dentro confini pre-assegnati: esse<br />
sono intercambiabili, interclassiste, spesso intergenerazionali e assolutamente atopiche.<br />
L’azione collettiva esiste come sommatoria <strong>di</strong> singole in<strong>di</strong>vidualità, non riuscendo più a<br />
esprimere una comune identità legata all’appartenenza al singolo luogo 9 .<br />
Sono questi temi rilevantissimi, alla base <strong>di</strong> ogni azione <strong>di</strong> governo del territorio e<br />
pertanto oggi al centro del <strong>di</strong>battito culturale sulla città contemporanea.<br />
5 DESIDERI P., “La città <strong>di</strong> latta”, Costa & Nolan, 1997, pag. 28.<br />
6 Si veda in proposito un documento <strong>di</strong>stribuito dal <strong>Comune</strong> <strong>di</strong> <strong>Falconara</strong> nei primi anni '60 dal titolo "Fiducia nell'avvenire.<br />
Opere, iniziative e realizzazioni tra il 1957 e il 1960", in cui è riportato un inventario delle realizzazioni pubbliche e private <strong>di</strong><br />
quegli anni: aree e stabilimenti industriali, servizi pubblici, residenze popolari e <strong>di</strong> iniziativa privata. Ciò che traspare è<br />
l'assoluta convinzione che lo sviluppo economico, legato all'industrializzazione pesante, dovesse avere un riflesso <strong>di</strong>retto sulla<br />
qualità della vita degli abitanti anche attraverso la cementificazione del territorio, con la realizzazioni <strong>di</strong> nuove unità <strong>di</strong><br />
abitazioni per i lavoratori.<br />
7 DESIDERI P., op. cit., pp. 73-77.<br />
8 Si veda AUGÉ M., Nonluoghi. Introduzione a un'antropologia della surmodernità, Eleuthera, 1996.<br />
9 Ibidem.<br />
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