Guida degli Archivi capitolari d'Italia. I - Direzione generale per gli ...
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<strong>Guida</strong> <strong>de<strong>gli</strong></strong> <strong>Archivi</strong> <strong>capitolari</strong> d’Italia, I<br />
partire dal secolo XIV che l’episcopato lagunare si avviò ad un lento ed<br />
inesorabile declino. Il territorio ristretto, la popolazione povera e dedita<br />
unicamente alla pesca garantivano rendite quanto mai esigue <strong>per</strong> il sostentamento<br />
della piccola diocesi e del suo Capitolo e già dalla metà del secolo<br />
XVII assai improbabile pareva la possibilità di una ripresa economica.<br />
L’ultimo Capitolo composto di dodici canonici fu quello del 1787.<br />
Vent’anni più tardi la diocesi verrà privata del suo vescovo. Infatti, Giuseppe<br />
Maria Peruzzi, che aveva governato fin dal 1796, nel 1807 venne<br />
trasferito a Chioggia e a reggere la diocesi fu posto il vicario capitolare,<br />
il canonico Angelo Beolini, sostituito nel 1810 da Domenico Della Colletta<br />
e nel 1815 da Giannantonio Mantovani.<br />
Dopo l’incalzare <strong>de<strong>gli</strong></strong> avvenimenti politici che avevano visto a cavallo tra<br />
Sette e Ottocento il declino della Serenissima e il sorgere del Regno Lombardo-Veneto,<br />
pareva – tra le tante concentrazioni e soppressioni di antiche<br />
istituzioni ecclesiastiche o<strong>per</strong>ate a più riprese in que<strong>gli</strong> anni – oramai<br />
naturale anche la soppressione dei piccoli episcopati lagunari di Caorle e<br />
Torcello, soppressione che divenne effettiva con la bolla di papa Pio VII<br />
De salute dominici gregis del primo maggio 1818. Toccò proprio all’ultimo<br />
vescovo di Caorle, mons. Giuseppe Maria Peruzzi, nel 1818 vescovo<br />
di Vicenza, in qualità di delegato pontificio, riunire il successivo 8 settembre<br />
il Capitolo di Caorle e dare lettura, alla presenza dei canonici,<br />
delle recenti disposizioni papali, oltre ad espletare le mansioni necessarie<br />
<strong>per</strong> il passaggio dei beni di proprietà del vescovado di Caorle alla diocesi<br />
di Venezia. Tra queste incombenze vi fu anche quella di eleggere due<br />
canonici affinché prendessero «in consegna l’archivio, libri ed atti tutti<br />
attinenti al vescovo e Capitolo nonché quelli riguardanti la Messa episcopale<br />
da essere da loro consegnati a sua eminenza reverendissima Patriarca<br />
di Venezia». L’inventario sommario dell’archivio del Capitolo<br />
assieme a quello della Curia e della Mensa vescovile verrà redatto alcuni<br />
giorni più tardi e costituisce, pur nella sintetica elencazione dei pezzi, un<br />
documento di grande rilevanza (ASPV, Curia, III, Parrocchie, b. 115/a,<br />
fasc. “Caorle”). Se, infatti, cospicue <strong>per</strong>dite della parte più antica – e certamente<br />
più importante – dell’archivio del Capitolo assieme a quello vescovile<br />
furono dovute a ripetuti incendi, tanto che Flaminio Corner a<br />
metà Settecento non poteva che constatare «cathedralis archivum antiquis<br />
codicibus et documentis destitutum, nudum atque inerme apparet»,<br />
anche dopo il 1818 l’archivio del Capitolo subì un significativo depau<strong>per</strong>amento.<br />
Dei circa 30 pezzi tra «libri», filze e registri elencati nell’inventario<br />
del 1818 come appartenenti al Capitolo, oggi se ne conservano<br />
poco più di una decina, in particolare dei «libri numero 7 Acta capitularia<br />
A, B, C, D, E, F, H» l’inventario attuale riporta solamente due registri<br />
segnati D ed H. Tuttavia al momento del trasferimento non tutto<br />
fu consegnato alla Curia patriarcale: alcuni lacerti dell’archivio del Capi-<br />
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